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Medici ambiente, ‘residui farmaci contaminano e sono un rischio per la salute’

18 Febbraio 2025

Roma, 18 feb. (Adnkronos Salute) – “I farmaci e i prodotti per la cura della persona sono usati quotidianamente per favorire la salute ed il benessere. Da anni però sono diventati motivo di preoccupazione emergente per le istituzioni europee e internazionali e per gli scienziati. Residui di numerosi farmaci sono stati rilevati nelle acque superficiali e sotterranee, nei suoli e nei tessuti animali in tutto il mondo, con concentrazioni variabili a seconda del tipo di farmaco e della vicinanza alle fonti di contaminazione. Tra le sostanze più frequentemente riscontrate vi sono antidolorifici, antimicrobici, antidepressivi, contraccettivi e antiparassitari. Inoltre, tracce di alcuni farmaci sono state trovate persino nell’acqua potabile. I residui dei prodotti farmaceutici possono entrare nell’ambiente durante la loro produzione, utilizzo e smaltimento”. Così l’Isde Italia-medici per l’ambiente, nel position paper ‘Farmaci e prodotti per la cura della persona: contaminanti di interesse emergente’, appena pubblicato.

“L’inquinamento causato da alcuni prodotti farmaceutici e da alcuni conservanti, additivi, coloranti è un problema emergente, con prove ben documentate sui rischi per l’ambiente e, in particolare, per la salute umana in relazione alla resistenza antimicrobica”, rimarca l’associazione. “La diffusione di questi contaminanti è ormai un problema globale – afferma Vitalia Murgia, co-autrice del documento – Ogni giorno farmaci e cosmetici vengono utilizzati da milioni di persone, ma pochi si chiedono cosa succeda ai residui di queste sostanze una volta rilasciati nell’ambiente”.

Negli ultimi anni, le analisi condotte a livello internazionale hanno rilevato la presenza di principi attivi farmaceutici e composti chimici in fiumi, laghi e persino nelle acque potabili, riporta l’Isde. Sostanze progettate per agire sull’organismo umano finiscono così per alterare ecosistemi interi, interferendo con la vita acquatica e accumulandosi nelle catene alimentari. “Non possiamo più ignorare il problema – avverte Agostino Di Ciaula, presidente del comitato scientifico di Isde e co-autore dello studio – Sappiamo che alcuni di questi composti hanno effetti tossici e di interferenza endocrina, eppure la regolamentazione fatica a stare al passo con le evidenze scientifiche”.

La questione non riguarda solo l’ambiente, ma anche la salute pubblica. “L’esposizione a lungo termine a queste sostanze potrebbe contribuire all’aumento di malattie croniche, squilibri ormonali e disturbi dello sviluppo”, segnala l’Isde. Per questo chiede alle istituzioni “un intervento immediato, con un monitoraggio più rigoroso delle acque e delle matrici ambientali, la promozione di tecnologie che portino alla progettazione di farmaci e additivi efficaci e meno impattanti sull’ambiente, la sensibilizzazione degli operatori sanitari e dei cittadini alla necessità di limitare il problema”.

“Non si tratta solo di proteggere l’ambiente, ma di difendere la salute delle persone – concludono Murgia e Di Ciaula – Abbiamo bisogno di un cambio di rotta nelle politiche produttive, ambientali e sanitarie che coinvolga l’intero ciclo di vita dei farmaci: dalla produzione alla prescrizione, fino al consumo e allo smaltimento. Poiché il consumo di farmaci è destinato a raddoppiare entro il 2030, ogni giorno che passa senza interventi concreti aumenta la quantità di queste sostanze disperse nell’ambiente, aggravando il problema della contaminazione degli ecosistemi. La nostra associazione invita produttori, medici, operatori sanitari e cittadini ad agire in modo responsabile adottando pratiche virtuose, ciascuno nel proprio ambito, per ridurre questo fenomeno e promuovere una regolamentazione più efficace e più rispettosa dell’ambiente”.

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