Medici e infermieri Ssn stanchi, frustrati in cerca di fuga, 50% in burnout
Roma, 16 dic. (Adnkronos Salute) – Medici e infermieri “stanchi, frustrati, in cerca di vie di fuga” in un servizio sanitario che “trascura il suo personale”, sempre più ‘consumato’ da un lavoro meno stabile e in continuo peggioramento, con oltre 1 operatore su 2 in burnout. Mentre sono in atto cambiamenti con una sempre maggiore presenza di donne tra i professionisti sanitari (oggi il genere femminile rappresenta i 2 terzi) e l’avvio di un cambiamento generazionale che significa anche approcci differenti. E’ il quadro che emerge dal III Rapporto sulla ‘Salute e il sistema sanitario’, presentato questa mattina a Roma dall’Osservatorio Salute, legalità e previdenza, che vede insieme Eurispes ed Enpam, Ente nazionale di previdenza dei medici.
Sul personale dipendente – 625.282 persone al 31 dicembre 2022 – si sono concentrate, ricorda il report, le politiche di contenimento e di riduzione della spesa pubblica destinata alla sanità. Ciò ha contribuito all’esplosione di problemi legati alla disaffezione dei dipendenti e soprattutto allo svuotamento di valore del lavoro nel Ssn. “Il blocco del turnover, e dunque la carenza cronica di personale all’interno delle strutture sanitarie, da decenni costringe gli operatori a sforzi prolungati, continui e ad alto coinvolgimento fisico e psicologico”, indica il documento. Una survey condotta qualche tempo fa dalla Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi) ha evidenziato come 1 medico su 2 sia in burnout (52%). Per gli infermieri il problema riguarda poco meno di 1 su 2 (45%). Per entrambe le professioni, l’incidenza è più del doppio tra le donne, dove permangono difficoltà di conciliazione lavoro-vita familiare.
Ad aumentare il disagio del personale sanitario c’è poi la crescita di episodi di violenza con circa 18mila operatori coinvolti. A segnalare i 2 terzi delle aggressioni sono le donne; la professione più colpita è quella infermieristica, seguita da medici e operatori sociosanitari. Questi fattori hanno contribuito a ridurre l’attrattività del Ssn, rendendo difficile reclutare nuovi operatori e trattenere quelli in servizio. Chi lascia il Ssn va all’estero o nel privato alla ricerca di orari più flessibili, maggiore autonomia professionale, minore burocrazia. Anche il cambiamento generazionale sembra aver determinato differenze nel modo di vivere e di esercitare la professione medica. Esiste un gap piuttosto marcato tra la prima generazione (Baby boomers), composta peraltro quasi esclusivamente da uomini, e le seconde due (Gen X e Millennials), altamente femminilizzate. Queste ultime, infine, sembrano differenziarsi a loro volta dalla Generazione Z, i nativi digitali, ancora più flessibili e mobili rispetto ai colleghi. (segue)
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