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Medici specializzandi, ‘pronti a sciopero, 4.477 contratti non assegnati’

9 Ottobre 2023

Roma, 9 ott. (Adnkronos Salute) – “Siamo pronti a organizzare il primo sciopero generale degli specializzandi, dimostrando che se tutti i medici in formazione incrociassero le braccia anche solo per 3 giorni migliaia di reparti universitari andrebbero in tilt e tutti i policlinici universitari al collasso, dimostrando che la nostra categoria è una delle colonne portanti del Servizio sanitario nazionale poiché, contrariamente alla legge, siamo costretti a fare da tappabuchi sostituendo il personale universitario di ruolo”. Così le associazioni dei medici specializzandi Anaao Giovani, Associazione liberi specializzandi (Als) e Giovani medici per l’Italia (Gmi), denunciando che nel concorso per le specializzazioni in Medicina ben 4.477 contratti non sono stati assegnati.

Dai dati raccolti – spiegano – risulta che solo 11.688 candidati su 14.036 si sono visti assegnati uno dei 16.165 contratti di formazione (27,7%). Tutto ciò – sostengono – è frutto di una errata programmazione dei medici specialisti causata da una sbagliata suddivisione dei contratti a bando, con evidenti storture che hanno portato a diminuire i contratti in quelle scuole che lo scorso anno erano state pienamente coperte e viceversa aumentarli in quelle scuole con già poche assegnazioni. La situazione – sottolineano in una nota – è molto compromessa: un contratto statale su 4 non è stato assegnato (24,5%), così come la maggioranza dei contratti regionali (51,3%) e la stragrande maggioranza dei contratti Ssn (78,1%). Così, oltre alla minaccia estrema di uno sciopero, le associazioni si dicono “pronte a scendere nuovamente in piazza, questa volta non soltanto a Roma, ma in diverse città italiane”.

Il dato più preoccupante – riferiscono – riguarda la scuola di specializzazione d’emergenza-urgenza, in cui su 855 contratti stanziati sono risultati assegnati solo 266 (il 69%), con ben 4 senza alcuna assegnazione (tra cui Sapienza di Roma – Umberto I e Milano San Raffaele). Un dato che certifica ufficialmente – secondo Anaao Giovani , Als e Gmi – ‘l’estinzione’ della figura dello specialista in medicina d’emergenza con l’avanzata della figura del medico gettonista che corrisponde irrimediabilmente a una diminuzione della qualità erogata in un ambito delicato come quello dei pronto soccorso, oltre a costi esorbitanti per i contribuenti.

Un terzo ulteriore drammatico dato – denunciano le associazioni – riguarda l’entità delle scuole che non hanno nemmeno uno specializzando assegnato; parliamo di scuole che sono letteralmente ‘deserte’ e sono ben 103, oltre a 127 ulteriori scuole con meno del 25% di specializzandi assegnati. Un esempio: ben 44 scuole di anatomia patologica, patologia clinica e microbiologia saranno senza nessun medico specializzando, certificando il depauperamento di figure professionali che sono state protagoniste durante la pandemia Covid. Si fa notare inoltre come ci siano scuole di specializzazione deserte anche in università definite ‘ambite’ come Milano San Raffaele (4 scuole), Humanitas sempre di Milano (2 scuole) oppure Campus BioMedico di Roma (4 scuole) e infine la Cattolica di Roma (4 scuole).

“In questa evidente gestione errata del ministero dell’Università, chiediamo un incontro ad horas – affermano le associazioni di giovani medici – non solo con i funzionari del Mur e dell’Osservatorio nazionale della formazione, come avvenuto nelle scorse settimane, ma anche e soprattutto in presenza dei funzionari del ministero della Salute e della Fnomceo per evitare di trovarci nelle prossime 3 settimane ad un aggravamento di questa situazione già compromessa”.

Le associazioni chiedono “nuovamente e con maggiore forza ciò che è stato urlato da centinaia di giovani medici nella manifestazione del 25 settembre davanti al Mur: la proroga della presa di servizio al 1 dicembre di tutti i neo specializzandi, l’aumento a 5 degli scaglioni straordinari prima della presa di servizio (aumento promesso e non verificatosi) e soprattutto l’integrazione di rappresentanti dei medici in formazione nel tavolo di riforma già istituito e composto ad oggi solo di accademici”. E ribadiscono come “la soluzione del problema non è aumentare gli ingressi a Medicina o peggio ancora abolire il numero chiuso: l’unico modo è riformare il sistema della formazione medica, ferma al 1999, che ha oggettivamente fallito”.

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