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Medico-nutrizionista: “Clorato colpisce tiroide e porta a disfunzioni metaboliche”

4 Febbraio 2025

Roma, 28 gen. (Adnkronos Salute) – L’esposizione acuta a elevati livelli di clorato negli alimenti “può manifestarsi con molteplici sintomi, come nausea e vomito, crampi addominali, mal di testa, affaticamento e debolezza muscolare ed è motivo di preoccupazione per la salute pubblica, in particolare per gruppi vulnerabili come i bambini e le persone con carenze di iodio. Il motivo risiede nel fatto che l’eccessivo contenuto di clorato negli alimenti o nelle bevande può interferire con l’assorbimento dello iodio da parte della ghiandola tiroidea, compromettendo la sintesi degli ormoni tiroidei (T3 e T4). Ciò induce uno stato di ipotiroidismo funzionale, con effetti più pronunciati nei soggetti con una carenza di iodio preesistente: nei bambini può influire sulla crescita e sullo sviluppo cognitivo, mentre nelle donne in gravidanza potrebbe compromettere lo sviluppo del sistema nervoso del feto”. Lo spiega all’Adnkronos Salute l’immunologo clinico Mauro Minelli, docente di nutrizione alla Lum, dopo il maxi richiamo in Belgio di lattine e bottiglie di Coca-Cola a causa dell’eccessivo contenuto di clorato, annunciato dal produttore e distributore Usa Coca-Coca.

“Inoltre – prosegue il docente – l’esposizione a livelli elevati di clorato può causare danni ossidativi ai globuli rossi. Questo fenomeno può portare ad anemia emolitica, ossia alla riduzione della vitalità dei globuli rossi, specialmente in soggetti già debilitati o vulnerabili e quindi ad una ridotta capacità del sangue di trasportare ossigeno. L’assunzione di clorati a lungo termine può generare disfunzioni metaboliche, come una disfunzione tiroidea cronica, e può alterare il metabolismo generale, portando a aumento di peso, stanchezza cronica e altri disturbi metabolici. Si possono manifestare anche possibili danni ai reni, che sono l’organo responsabile dell’eliminazione di questa sostanza, aumentando il rischio di nefropatie”.

“Migliorando le pratiche di disinfezione per evitare un uso eccessivo di cloro o adottando tecnologie alternative per il trattamento delle acque – sottolinea Minelli – si può ridurre la quantità di clorato negli alimenti. Inoltre, sarebbe importante il lavoro di un costante monitoraggio dei livelli di clorato nei prodotti alimentari e nell’acqua potabile, da parte delle autorità sanitarie e di controllo alimentare. Resta fermo il consiglio generale – conclude lo specialista – di seguire una dieta equilibrata e ricca di iodio, ad esempio includendo pesce, latte e uova, per ridurre i rischi legati alla carenza, e preferire, semmai, acque minerali con basso contenuto di clorati”.

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