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Moretti (Dedalus): ‘Italia per 20 anni in spending review’

11 Novembre 2022

Roma, 11 nov. (Adnkronos Salute) – “Nel mondo della sanità, e non solo dal punto di vista digitale, l’Italia è rimasta per 20 anni ‘a pane e acqua’ dal punto di vista culturale ed economico. Siamo stati in contrazione, in spending review per 2 decenni. Risultato? Abbiamo fatto talmente poco che abbiamo ben poco da distruggere. Dopo 20 anni, oggi abbiamo a disposizione metodologie, tecnologie, modellistica, cultura ed esperienza internazionale che ci consentono da Italia e da italiani di fare un salto incredibile: non dobbiamo distruggere nulla, ma solo prendere quello che già esiste, è disponibile e usarlo”. Così Giorgio Moretti, presidente Gruppo Dedalus, principale fornitore di software sanitari e diagnostici in Europa e uno dei maggiori nel mondo, intervenendo alla tavola rotonda dedicata alla visione dell’industria sulla medicina del futuro e l’interazione con la classe medica, all’interno della seconda edizione di Tech2Doc, l’evento promosso al Centro congressi Rospigliosi di Roma da Fondazione Enpam per supportare medici e odontoiatri nella transizione verso la digitalizzazione della medicina.

“I fondi del Pnrr ci sembrano una montagna di soldi – osserva Moretti – Ma pensiamo a Mayo Clinic, un’organizzazione non-profit per la pratica e ricerca medica: ha speso 2 miliardi solo per l’adeguamento dei suoi sistemi informativi per una rete di 10 ospedali. Altro esempio: i tedeschi hanno preso 4 miliardi del loro Pnrr solo per adeguare le componenti applicative ospedaliere. Noi abbiamo uno sbilanciamento di denari sulle gare di sanità digitale, ma sono troppo pochi i soldi per adeguare le migliaia di applicazioni che fanno sì che poi queste autostrade, infrastruttura, fascicolo, piattaforma nazionale le utilizzino. Dobbiamo metterci più denari con il rischio di trovarci a fare in 4 anni quello che avremmo dovuto fare in 10 anni. Abbiamo carenze di competenze tecnologiche, persone, dobbiamo formare la classe medica a ripensare processi clinici e quindi sanitari grazie all’utilizzo di queste tecnologie”.

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