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Morta dopo liposuzione, il chirurgo plastico: “Interventi estetici non sono frivolezze ma procedure complesse”

24 Marzo 2025

Roma, 24 mar. (Adnkronos Salute) – Gli interventi di chirurgia estetica “non sono frivolezze, ma procedure complesse che richiedono un percorso preoperatorio dettagliato: valutazione clinica, visita anestesiologica, analisi ematochimiche, visita cardiologica, elettrocardiogramma ed eventuali esami strumentali in base alla condizione del paziente. E, se necessario, ulteriori colloqui con il chirurgo per chiarire ogni dubbio”. Lo spiega Roberto Valeriani, specialista in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica e dottore di ricerca in scienze medico-chirurgiche applicate. “Non si può morire per un intervento estetico: serve rispetto, preparazione e professionalità”, sottolinea Valeriani tornando sul decesso di Simonetta Kalfus (62 anni), dopo aver subito un intervento di liposuzione in una clinica privata di Roma.

“Vista la crescente richiesta da parte dei pazienti di interventi estetici per correggere inestetismi o migliorare la propria immagine, diventa sempre più necessario – e direi obbligatorio – rivolgersi esclusivamente a specialisti in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, gli unici professionisti con una formazione specifica per affrontare in modo sicuro ed efficace questo tipo di interventi”, raccomanda Valeriani. “La specializzazione in chirurgia plastica – ricorda – ha una durata di 5 anni e si svolge interamente in ambito universitario e ospedaliero, con un percorso rigoroso che prevede centinaia di ore di sala operatoria, studio approfondito dell’anatomia, della fisiopatologia, delle tecniche chirurgiche e della gestione delle complicanze”.

Come per ogni atto chirurgico, precisa il chirurgo, “possono esistere delle complicanze post-operatorie. Tuttavia, queste devono essere gestibili senza mettere in pericolo la vita del paziente. Se l’intervento è stato pianificato correttamente, se il paziente è stato studiato nel dettaglio e se è stato operato da uno specialista in un ambiente sicuro, il rischio può essere ridotto al minimo e controllato in modo efficace. Purtroppo – ricorda Valeriani – non è la prima volta che si verifica una tragedia simile: pochi mesi fa una giovane ragazza ha perso la vita in seguito a una rinoplastica eseguita in un ambiente non adeguatamente attrezzato, dimostrando ancora una volta quanto, se ogni fase del percorso chirurgico non viene condotta in modo corretto, anche un minimo errore può trasformarsi in una tragedia”.

La Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica (Sicpre) e l’Associazione italiana di chirurgia plastica estetica (Aicpe) ribadiscono da anni che solo i chirurghi plastici formati attraverso il regolare percorso specialistico possono garantire la gestione completa e sicura del paziente estetico. I consigli fondamentali: affidarsi esclusivamente a un chirurgo plastico specialista, regolarmente iscritto alle società scientifiche del settore; sottoporsi a una valutazione preoperatoria accurata, con eventuali visite di approfondimento anche solo per chiarimenti; scegliere professionisti seri e strutture autorizzate, perché è dalla serietà del chirurgo che dipende anche quella dell’ambiente e dell’équipe; diffidare di chi svende interventi chirurgici o propone soluzioni rapide e poco trasparenti.

“Il dolore per quanto accaduto è grande – conclude il Valeriani – ma non possiamo restare in silenzio. Non si può morire per un intervento estetico. Serve rispetto per la medicina, per la chirurgia e soprattutto per il paziente. Solo con percorsi seri, strutturati e affidati a mani esperte possiamo tutelare davvero chi decide di intraprendere questo percorso”.

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