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Morte improvvisa, da Ue 4 mln a progetto guidato dall’Italia

11 Ottobre 2023

Milano, 11 ott. (Adnkronos Salute) – Quattro milioni di euro per la lotta contro la morte improvvisa. Il progetto, finanziato dall’European Innovation Council (Eic), si chiama ‘Impact’, durerà 36 mesi e sarà portato avanti da un team internazionale coordinato dall’Italia con Alessandra Rampazzo (Dipartimento di Biologia dell’università di Padova) e composto Martina Calore (Universiteit Maastricht, Paesi Bassi), Anneline te Riele (Universitair Medisch Centrum Utrecht, Paesi Bassi), Barbara Alicino (gruppo Lutech), Melissa Balzarotti (Consorzio Italbiotec), Peter Sommer (Ksilink) e Christian Steinkuhler (Italfarmaco). L’obiettivo è studiare lo sviluppo di nuove terapie per la cardiomiopatia aritmogena (Acm), una malattia genetica che colpisce circa una persona su 5mila e rappresenta una delle principali cause di aritmie ventricolari e morte cardiaca improvvisa.

La cardiomiopatia aritmogena – spiega una nota – è una patologia degenerativa che interessa il cuore, frequentemente coinvolta nella morte improvvisa di atleti e adolescenti. Il segno istopatologico caratterizzante è la sostituzione fibroadiposa del miocardio, che pregiudica il funzionamento del muscolo cardiaco portando all’insorgenza di aritmie ventricolari. Ad oggi non è disponibile alcuna terapia per prevenire o almeno rallentare le modificazioni del tessuto che sono progressive e causa di letalità. Numerosi sono i geni le cui mutazioni sono certamente coinvolte in questa malattia, alcuni dei quali scoperti dal gruppo di Rampazzo. Tuttavia, molte delle alterazioni genetiche identificate nel Dna dei pazienti sono di significato incerto e non ancora direttamente correlati alla patologia, e quindi di utilità limitata sia per i genetisti sia per i medici.

Il meeting di tutti i partecipanti al progetto, che ne ufficializzerà l’avvio, è in programma a Padova il 26 e 27 ottobre. “Grazie ai finanziamenti ottenuti da Horizon Europe, il nostro progetto di ricerca – illustra Rampazzo – si propone di aprire nuove prospettive terapeutiche” contro l’Acm “basandosi sui risultati ottenuti nei diversi modelli proposti. Si tratta di un progetto innovativo e multidisciplinare, il cui successo è fortemente sostenuto dalle diverse, ma complementari competenze dei partner europei che fanno capo a istituzioni accademiche e aziende leader nel settore informatico, biotecnologico e farmaceutico”. Un’alleanza che “consentirà di raggiungere gli ambiziosi traguardi prefissati”, auspica la studiosa.

“L’obiettivo generale del progetto finanziato dalla Comunità europea – prosegue la coordinatrice – è quello di integrare e analizzare mediante l’intelligenza artificiale i dati clinici e molecolari provenienti dal Registro dei pazienti con Acm con dati provenienti da analisi strutturali e funzionali di modelli cellulari, quali microtessuti cardiaci tridimensionali, e modelli in vivo. Questi risultati ci permetteranno di ottenere una migliore comprensione del ruolo e dell’impatto di alterazioni genetiche sulla progressione clinica della cardiomiopatia aritmogena. Inoltre, il progetto prevede uno screening e una successiva valutazione del potenziale terapeutico di numerosi composti e molecole innovative, sia in modelli cellulari che animali”.

“Siamo orgogliosi di essere parte di questo ambizioso progetto di ricerca sulla cardiomiopatia aritmogena – dichiara Franco Prampolini, Head of Advanced Industry Solutions del gruppo Lutech – In Lutech crediamo che la chiave per compiere progressi significativi nella comprensione e nella terapia di questa grave malattia cardiovascolare sia la collaborazione tra partner con competenze complementari. Siamo grati a Horizon Europe per il sostegno a questa iniziativa che ci consentirà di mettere a disposizione competenze e soluzioni digitali per l’analisi e la comprensione dei dati clinici anche attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale”.

“La scoperta di nuovi bersagli terapeutici e la comprensione dei meccanismi molecolari sottostanti grazie alla simulazione di digital trail abilitati dall’intelligenza artificiale”, secondo i protagonisti del progetto “non solo potrebbero portare a nuove terapie per l’Acm, ma potrebbero aprire la strada a una migliore gestione clinica della malattia e a un miglioramento della qualità di vita dei pazienti”.

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