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Morti cardiache improvvise e prevenzione, Casasco (Fmsi) “Modello Italia in Uk”

4 Febbraio 2025

Roma, 27 gen. (Adnkronos Salute) – “Siamo a Londra per spiegare il modello italiano, unico al mondo”, per la “prevenzione delle morti cardiache improvvise negli atleti”, ma anche per “trasferire queste conoscenze per la prescrizione dell’attività fisica nella popolazione e prevenire molte malattie”. Lo ha detto Maurizio Casasco, medico specialista, professore e presidente della Federazione medico sportiva italiana (Fmsi) ed europea, all’Adnkronos, presentando i temi del simposio ‘Italy and Uk pre-participation screening programme from elite to amateur: a common effort to prevent sudden cardiac death in the young’, in programma domani, martedì 28 gennaio nella capitale britannica e co-organizzato dall’Ambasciata d’Italia a Londra, che ospita l’evento, e dalla Fmsi, con la diretta collaborazione di Lord Polak, membro della Camera dei Lords.

“L’Italia – spiega Casasco – è l’unico Paese ad avere delle leggi dedicate all’idoneità sportiva – in particolare, dal 1982, a quella agonistica – e delle linee guida che, stilate nel 1983, hanno visto la partecipazione della Fmsi, unica società scientifica riconosciuta in medicina dello sport dal ministero della Salute, e dalle società di cardiologia. Una ricerca pubblicata su Jama dimostra che, dal 1982 al 2002, le morti improvvise sui campi di gara, rispetto alla popolazione generale, sono calate dell’89% dopo l’introduzione del modello italiano di screening. La curva scende perfino al di sotto di coloro che non fanno alcuna attività. Alla luce di questi dati e di altri eventi internazionali, alcuni membri della Camera dei Lords hanno contattato l’Ambasciata italiana per portare anche in Uk il contributo scientifico e organizzativo di questa eccellenza italiana”.

Due “gli asset vincenti – chiarisce il presidente Fmsi – abbiamo una legge, unica al mondo, e una federazione medica, appartenente al Coni, fatta da specialisti – da presidente europeo ho visto la specialità riconosciuta anche a livello Ue -. Abbiamo quindi le linee guida che sono di riferimento e che stiamo esportando a livello internazionale. Il modello italiano infatti produce dati scientifici e linee guida oltre a screening per la salvaguardia degli sportivi: non a caso sono italiani sia il presidente della federazione europea che internazionale, quest’ultima presieduta dal professor Pigozzi”.

Nel nostro Paese, “la certificazione agonistica viene fatta esclusivamente da specialisti di medicina dello sport. La prima scuola la mondo di questa specialità – illustra Casasco – nasce nel 1957 a Milano” e “dal maggio del 2024, con grande soddisfazione, è stata riconosciuta della Ue”. In Italia, “solo gli specialisti della medicina dello sport possono rilasciare l’idoneità sportiva agonistica, che è una certificazione pubblica – sottolinea – È al pari della patente di guida: si certifica per conto delle regioni e del Sevizio sanitario nazionale. L’idoneità, inoltre, non valuta solo il rischio cardiovascolare, ma anche quello specifico per sport, in gara e allenamento. In altre parole, un soggetto può essere idoneo per nuoto o tennis e non per calcio e rugby. È uno screening complessivo per lo sport specifico, in base alla disciplina e al rischio, per esempio, di concussione cerebrale, traumi addominali e osteoarticolari”. Esiste poi nel nostro Paese un sistema di prevenzione Fmsi “sui campi di gara che non si basa solo sul defibrillatore, ma sugli interventi necessari su ogni organo”.

Il modello italiano diventa importante “oggi più che mai, mentre viene sempre più riconosciuta, a livello globale, l’importanza dell’attività sportiva quale prevenzione primaria secondaria e terziaria la cui prescrizione richiede una specifica competenza – ricorda Casasco – Proprio sull’importanza dell’attività fisica quale lotta alle malattie non trasmissibili (cardiovascolari, neurodegenerative, oncologiche metaboliche ecc) nel 2018 sono stato invitato a parlare all’Assemblea generale delle Nazioni unite. Sulla specialità della medicina sportiva, a livello universitario, stanno investendo molti Paesi e Atenei – conclude – In Italia la ministra Bernini e il ministro Schillaci stanno rivolgendo grande attenzione alla medicina sportiva quale elemento fondamentale della prevenzione. I posti di specialità sono infatti arrivati a 90”.

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