No telecamere e porte chiuse con sedie, insicure sedi guardie mediche
Roma, 9 ago. (Adnkronos Salute) – Ci sono situazioni in cui per tenere chiusa la porta durante il turno di notte, e sentirsi più al sicuro, si lega una sedia tra un battente e l’altro. Ed è frequente la mancanza di telecamere e videosorveglianza. Sono tante le carenze strutturali delle circa 3mila sedi di guardia medica, o di continuità assistenziale. “Ma il problema della sicurezza degli operatori non è legato meramente alle strutture. Il vero nodo è organizzativo, oltre che culturale ed educativo sul fronte dei cittadini”. Così all’Adnkronos Salute Tommasa Maio, segretaria nazionale delle Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) continuità assistenziale, a pochi giorni dall’ultima aggressione, avvenuta in provincia di Teramo, dove un medico di ex guardia medica è stato picchiato durante il turno, riportando fratture al setto nasale, al viso, alle costole e a una spalla.
Sul piano culturale, continua Maio, “ai cittadini dovrebbe essere chiaro che l’incolumità del medico tutela anche loro: se un sanitario è aggredito chi curerà i suoi assistiti in quel momento?” Un punto su cui insistere particolarmente, secondo la leader sindacale, in funzione anti-aggressione “è il riconoscimento del medico come pubblico ufficiale, che chiediamo da tempo”. Una misura che “ha una doppia valenza – sottolinea – Da un lato, infatti aumenterebbe l’autorevolezza sociale della professione e consentirebbe agli operatori sanitari di vedersi riconosciuta dallo Stato la propria funzione costituzionale, di tutela della salute come indica l’articolo 32 della Costituzione”, precisa Maio. Dall’altro “rappresenterebbe un forte messaggio educativo e preventivo rivolto alla popolazione”.
Non piace, invece, l’idea di collocare le sedi di guardia medica nei pronto soccorso: “E’ una sciocchezza – commenta Maio – La nostra vocazione è il territorio, andare al domicilio dei pazienti. Centralizzare nei pronto soccorso ‘spoglierebbe’ il territorio, limitando la presenza capillare che invece è necessaria: i pronto soccorso sul territorio sono 500, le sedi di guardia medica 3mila. Quello che serve è che ci siano sedi presidiate e organizzate. Le norme per fare tutto questo esistono da tempo. Vanno applicate. Ci sono anche raccomandazioni ministeriali, che attengono alla sicurezza dei luoghi di lavoro, che sono spesso disattese”, sottolinea.
“Serve un’organizzazione e un ‘contorno’ dell’organizzazione’ che metta in sicurezza le sedi come luogo di lavoro in generale e, in particolare, a seconda delle esigenze: in una sede può essere determinate un elemento, come le telecamere, in un’altra sede un altro elemento, come il videocitofono”, conclude.
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