Nuova via contro leucemia mieloide cronica, Scemblix sbarca in Italia
Milano, 26 giu. (Adnkronos Salute) – Nuova speranza per i pazienti con leucemia mieloide cronica, tumore raro del sangue che colpisce circa 100mila persone nel mondo e quasi 9mila in Italia, costretti a cambiare terapia perché ormai resistenti o intolleranti a quella che stanno seguendo. Questo bisogno trova ora risposta in asciminib (Scemblix*), farmaco in compresse mirato all”interruttore molecolare’ della malattia, ma dotato di un meccanismo d’azione innovativo che lo rende più efficace e tollerato. Sviluppato dalla svizzera Novartis, il trattamento è disponibile anche nel nostro Paese, rimborsato dal Servizio sanitario nazionale.
La leucemia mieloide cronica (Lmc) rappresenta il 15% di tutti i casi di leucemia e colpisce gli uomini 1,2-1,7 volte più delle donne. E’ causata dalla proliferazione incontrollata delle cellule staminali del midollo osseo e in oltre il 90% dei casi è caratterizzata da un’alterazione genetica acquisita nota come cromosoma Philadelphia. Gli inibitori tirosin-chinasici (Tki) sono i farmaci usati per trattarla, ma “ancora oggi molti pazienti in seconda linea sviluppano resistenza o intolleranza alla terapia”, spiega in un incontro a Milano Fabrizio Pane, professore ordinario Università Federico II di Napoli, direttore Uoc Ematologia e Trapianti di midollo Aou Federico II di Napoli. E’ quindi “importante mettere a disposizione nuove opzioni terapeutiche in terza linea, efficaci, ben tollerate e capaci di garantire una buona qualità di vita”. Elemento che, da una survey internazionale condotta in 11 Paesi tra cui l’Italia, per un malato su due è “il primo obiettivo da raggiungere con la terapia”. In questo scenario si inserisce asciminib, indicato per i pazienti Lmc con cromosoma Philadelphia positivo in fase cronica (Lmc-Cp Ph+), con resistenza o intolleranza ad almeno due precedenti Tki.
“Asciminib è il capostipite di una nuova classe di farmaci, gli Stamp inibitori (Specifically targeting the Abl myristoyl pocket) – precisa Fausto Castagnetti, professore associato Università di Bologna, Istituto di Ematologia ‘Seràgnoli’, Irccs Azienda ospedaliero-universitaria di Bologna – Pur appartenendo alla classe degli Tki, asciminib si differenzia per un nuovo meccanismo d’azione: a differenza degli altri Tki, non si lega al sito Atp-asico della tirosin-chinasi Bcr-Abl1, ma al sito miristoilico nel dominio chinasico di Bcr-Abl1. Questo legame ha il vantaggio di essere altamente specifico e di stabilizzare la proteina Bcr-Abl nella sua conformazione chiusa e inattiva, arrestando la progressione tumorale con effetti collaterali minimi”. La tollerabilità è “un aspetto molto importante – rimarca lo specialista – visti i rischi a cui possono essere esposti i pazienti a causa dei lunghi anni di trattamento e della frequente presenza di altre comorbidità”.
“L’efficacia di asciminib – sottolinea Castagnetti – è confermata dai dati dello studio registrativo di fase III Ascembl che ha evidenziato, dopo 24 settimane di trattamento, un tasso di risposta molecolare maggiore quasi doppio (25,5% verso 13,2%) rispetto a un altro inibitore tirosin-chinasico. Efficacia confermata anche a 96 settimane, con un tasso di risposta molecolare maggiore del 37,6% per asciminib contro il 15,8% dell’altro Tki”.
Per il nuovo farmaco esistono inoltre evidenze positive nel trattamento a lungo termine: “Il trial di fase I – riferisce Massimo Breccia, professore associato Università La Sapienza di Roma, Ematologia Policlinico Umberto I di Roma – ha valutato per una durata mediana di 4 anni gli effetti di asciminib in pazienti fortemente pre-trattati e ha dimostrato la sua sicurezza, tollerabilità ed efficacia a lungo termine: non solo la maggior parte dei pazienti (70%) è rimasta in trattamento con asciminib, ma due terzi hanno raggiunto la risposta molecolare maggiore o la risposta molecolare profonda, due parametri che indicano lo stato di attività della malattia”.
Anche “i dati di real world”, dal mondo reale, prosegue l’esperto, “ci confermano il potenziale ruolo di asciminib come standard di cura per i pazienti con Lmc in fase cronica che avevano precedentemente ricevuto almeno due linee di trattamento con Tki”: i risultati ottenuti sui “pazienti trattati con asciminib nel programma di uso compassionevole condotto in Italia fra il 2019 e il 2023, e recentemente presentati al congresso dell’European Hematology Association, hanno messo in luce l’efficacia di asciminib nel mantenere o migliorare la risposta molecolare e il suo buon profilo di tollerabilità”.
“Da oltre vent’anni siamo in prima linea per trasformare il paradigma terapeutico nel campo della Leucemia mieloide cronica e asciminib è solo l’ultima testimonianza del nostro impegno in supporto delle persone che convivono con questo tumore raro del sangue – dichiara Paola Coco, Cso & Medical Affairs Head Im Novartis Italia – Anche in questo caso siamo voluti partire dai bisogni non soddisfatti dei pazienti per sviluppare una nuova opzione terapeutica capace di trasformare il loro percorso di cura”.
Una nuova via per combattere la Lmc promossa dagli addetti ai lavori, come certifica un’indagine della Fondazione Gimema per la promozione e lo sviluppo della ricerca scientifica sulle malattie ematologiche, secondo cui 9 ematologi italiani su 10 utilizzerebbero asciminib per i pazienti che non rispondono più alle prime linee di trattamento; e praticamente tutti, proprio per la sua tollerabilità, lo considerano un farmaco adatto agli anziani. Per la Lmc l’età media alla diagnosi si attesta intorno ai 60-67 anni.
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