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Osservatorio Durex: “9 giovani su 10 chiedono educazione sessuale a scuola”

11 Novembre 2025

Roma, 11 nov. (Adnkronos Salute) – Nei giorni in cui la Camera dei deputati vota il disegno di legge presentato dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara relativo alle Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico, è tornato al centro del dibattito pubblico il tema dell’educazione affettiva e sessuale nelle scuole. I dati dell’Osservatorio ‘Giovani e sessualità’ di Durex, condotto in collaborazione con Skuola.net tra maggio e giugno 2025 su un campione di 15mila giovani tra gli 11 e i 24 anni, dicono che 9 giovani su 10 richiedono l’introduzione dell’educazione sessuale a scuola.

In particolare – riporta una nota – desiderando affrontare temi come l’informazione sulle Ist (infezioni sessualmente trasmesse) e sulla protezione (54%), e sul consenso nelle relazioni affettive (48%), con il supporto di professionisti qualificati. Il 72,2%, infatti, ritiene che medici, psicologi ed esperti del settore siano le figure più idonee a guidare un percorso educativo serio e informato. L’ottava edizione dell’indagine ha indagato anche il pensiero dei genitori: quasi 8 su 10 (78,6%) sono favorevoli all’introduzione di percorsi di educazione affettiva e sessuale nelle scuole, e il 45,3% ritiene che tali programmi dovrebbero partire già dalle scuole medie. Il 28,7% teme che i propri figli possano vivere relazioni tossiche e il 19,3% è preoccupato per il rischio di violenze sessuali. In un contesto, quello italiano, dove il 23,6% dei giovani dichiara di aver avuto il primo rapporto sessuale tra gli 11 e i 14 anni, questi aspetti non vanno sicuramente ignorati – sottolineano i promotori della survey – soprattutto considerando che la percentuale di coloro che non parlano di sessualità in famiglia è aumentata del 12% in un solo anno (dal 37% del 2024 al 49% del 2025). Tra le ragioni: il 46,8% non si sente a proprio agio nell’affrontare questi temi con i genitori, mentre per il 14,5%, si tratta di un vero e proprio tabù.

In assenza di dialogo a scuola o a casa, e con i rapporti sessuali sempre più precoci, giovani ritengono che per informarsi rimanga loro solo Internet, con tutti i rischi come l’accesso potenziale a contenuti pornografici. Il 53,2%, attratto dall’anonimato, dichiara di cercare online risposte su sessualità e contraccezione, informandosi con contenuti parziali, inappropriati, spesso lesivi, frequentemente scorretti e potenzialmente pericolosi. I comportamenti a rischio possono poi anche essere legati al sexting: quasi 1 giovane su 2 (47,2%) afferma infatti di inviare o ricevere contenuti sessualmente espliciti, con il fenomeno che interessa già il 30% dei ragazzi tra gli 11 e i 13 anni. Il 46% dichiara di aver ricevuto immagini o video a sfondo sessuale non richieste, percentuale che raggiunge il 50% tra le ragazze e il 42% nella fascia più giovane (11-13 anni). Proprio il consenso rimane un aspetto cruciale: 1 giovane su 5 ritiene che ci si possa sottrarre a un rapporto sessuale con il partner ‘solo occasionalmente’ e per il 40% la gelosia o la possessività eccessiva del partner sono solo ‘possibili’ segnali di una relazione da limitare.

“Il primo approccio alla sessualità avviene sempre più precocemente e, in assenza di un supporto qualificato, il rischio di esposizione a comportamenti a rischio e dannosi, a infezioni sessualmente trasmissibili e a gravidanze indesiderate è sempre più elevato”, commenta Filippo Nimbi, psicologo, sessuologo clinico e segretario generale della European Federation of Sexology.

“Non possiamo lasciare i giovani da soli, non possiamo mettere a rischio la loro salute e serenità, non possiamo mostrare loro che un’alternativa c’è, ma non la si vuole cogliere e sperimentare, non possiamo far finta di non essere rimasti tra i pochi in Europa in questa situazione – rimarca l’esperto – E’ fondamentale mostrarci finalmente maturi e dare loro la possibilità di usufruire dell’educazione affettiva e sessuale a scuola, basata sul coinvolgimento di esperti e professionisti qualificati e su un approccio scientifico e inclusivo”.

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