Pediatri italiani si fermano in ricordo dei 9 figli della collega di Gaza

Roma, 26 mag. (Adnkronos Salute) – La notizia dell’attacco missilistico che ha colpito “l’abitazione di una collega pediatra nella Striscia di Gaza”, con la morte di 9 figli, “ha scosso tutta la Federazione italiana medici pediatri (Fimp)”, dichiara Antonio D’Avino, presidente nazionale Fimp. “Di fronte all’orrore della guerra, in tutti gli studi dei pediatri di famiglia italiani, domani martedì 27 maggio alle ore 10, l’attività assistenziale verrà interrotta per 10 minuti di raccoglimento e silenzio in ricordo dei 9 figli della collega, vittime del conflitto. In ogni parte del mondo, la sofferenza e la vita spezzata di un bambino sono una ferita che colpisce la coscienza di tutti”, annuncia il presidente Fimp.
Come pediatri di famiglia, “siamo parte di una comunità globale che ha il dovere morale di proteggere l’infanzia e tutelare la salute e il benessere dei più piccoli”, aggiunge Luigi Nigri, vicepresidente nazionale Fimp. “Ogni bambino ha diritto a crescere, giocare, imparare, essere ascoltato e curato. La guerra rappresenta la negazione più brutale di questi diritti fondamentali”, sottolinea. “Siamo medici – evidenzia Roberto Caputo, vicepresidente nazionale Fimp – Agiamo per curare, ma prima ancora ci prendiamo cura delle persone più piccole, fragili e indifese. Lo facciamo sempre, ma soprattutto nei momenti in cui tutto sembra crollare e l’umanità si mostra in frantumi, come oggi. Crediamo nella possibilità di una pace giusta. Ma ciò che continuiamo a vedere a Gaza, in Ucraina e in tante altre parti del mondo, ci sconvolge e ferisce. La tutela della salute dei minori è una responsabilità collettiva che travalica ogni confine, geografico e politico”.
La Federazione italiana medici pediatri esprime “la propria profonda vicinanza e solidarietà alle famiglie e ai bambini di tutto il mondo che, a causa dei conflitti armati in corso, vengono quotidianamente privati dell’innocenza, della sicurezza e del diritto fondamentale a vivere e godere dalla loro infanzia, pagando il prezzo più alto dei conflitti, trascinati in situazioni di estrema sofferenza e costretti a vivere in condizioni disumane”.
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