Pipì a letto, dai pediatri Sip 7 miti da sfatare e 6 regole d’oro

Roma, 26 mag. (Adnkronos Salute) – Pipì a letto: un problema diffuso tra i bambini in età scolare, ma anche troppo spesso sottovalutato e derubricato a ‘disturbo minore’ seppure può avere importanti conseguenze sul benessere psicologico ed emotivo dei piccoli. A fare il punto sull’enuresi la Società italiana di pediatria (Sip), in occasione dell’80° Congresso italiano di pediatria che si apre a Napoli il 28 maggio. Gli specialisti hanno messo nero su bianco 7 convinzione sbagliate sul tema proponendo, al contempo, 6 consigli pratici ai genitori.
I 7 falsi miti più comuni mettono in evidenza, in generale, una sottovalutazione. Il primo errore diffuso, infatti, è la convinzione che “il problema passerà da solo, basta aspettare”. Ma le evidenze scientifiche dimostrano che questa aspettativa è spesso infondata. I bambini che bagnano il letto frequentemente (più di 5 notti a settimana) hanno solo il 50% di probabilità di acquisire la continenza notturna prima dell’età adulta. Rinviare la diagnosi e il trattamento, quindi, non significa ‘aspettare che passi’, ma rischiare di cronicizzare un disturbo che può diventare sempre più pesante sul piano emotivo e relazionale. Secondo falso mito: “E’ solo un problema psicologico”. Ma l’enuresi primaria non nasce da traumi o stress emotivi. Al contrario, può essere causa di disagio psicologico, non effetto. Le cause principali sono fisiologiche: una produzione inadeguata di ormone antidiuretico (vasopressina), un ritardo nella maturazione dei circuiti cerebrali che regolano il risveglio, oppure una vescica iperattiva o non sufficientemente allenata.
Terzo errore. “Dorme troppo profondamente, non sente lo stimolo”. Non è vero che i bambini con enuresi hanno un sonno più profondo del normale. Gli studi dimostrano che si tratta di una ridotta capacità di risveglio in risposta al segnale della vescica piena, spesso per un’anomalia dell’attività del locus coeruleus, un’area del cervello che regola la risposta agli stimoli interni ed esterni. Di fatto, il sonno è più frammentato e meno riposante, con possibili effetti negativi anche sulla concentrazione diurna e sul rendimento scolastico. Quarto errore: “Svegliarlo di notte per farlo urinare lo aiuta a guarire”. Può sembrare una soluzione pratica, ma in realtà è controproducente. Accompagnare il bambino in bagno durante il sonno, magari svegliandolo a orari fissi, non favorisce l’apprendimento del controllo vescicale. Il bambino urina meccanicamente, senza associare l’azione allo stimolo fisiologico. Inoltre, il sonno disturbato compromette la qualità del riposo e può peggiorare la situazione. Il cervello ha bisogno di imparare a rispondere allo stimolo della vescica da solo.
Quinto falso mito: “Se non ne parla, vuol dire che non gli pesa”. Molti bambini non esprimono apertamente il disagio, ma lo vivono intensamente. Possono provare vergogna, sentirsi diversi dai coetanei, evitare di dormire fuori casa o partecipare a gite scolastiche. Alcuni si colpevolizzano, altri si chiudono in se stessi. E’ fondamentale che gli adulti siano in grado di cogliere questi segnali silenziosi e offrano sostegno senza giudizio. Sesto: “Il bambino ha la vescica troppo piccola, non c’è nulla da fare”. Spesso la vescica è perfettamente normale dal punto di vista anatomico, ma ‘piccola’ dal punto di vista funzionale. In molti casi, basta un corretto schema di idratazione (più liquidi al mattino e meno la sera) e una regolarità nell’urinare per allenarla a contenere di più.
Settimo: “Se il bambino non è motivato, la terapia è inutile”. Molti bambini appaiono disinteressati solo perché si sentono inadeguati o colpevolizzati. Un corretto approccio educativo, centrato sull’ascolto e sul rispetto dei tempi del bambino, può rafforzare la sua motivazione. Il sostegno empatico della famiglia e del pediatra è essenziale per costruire un percorso efficace. Va valutato inoltre da caso a caso la possibilità di terapia farmacologica.
Questi, invece, i 6 consigli pratici dei pediatri Sip per i genitori: 1) Incentivare un’idratazione regolare durante il giorno. Incoraggiare il bambino a bere almeno 1 litro e mezzo d’acqua tra le 8 e le 18, distribuendo i liquidi in modo equilibrato. Questo riduce la sete serale e aiuta la vescica ad allenarsi con minzioni frequenti; 2) Promuovere l’abitudine a urinare regolarmente Invitare il bambino a svuotare la vescica ogni 2,5-3 ore durante il giorno. Una vescica ben allenata aumenta la propria capacità e favorisce il controllo notturno; 3) Prestare attenzione all’alimentazione serale. Evitare di consumare a cena cibi molto liquidi (come minestre o brodi) o ricchi di calcio e sodio, come latte, formaggi stagionati, salumi e alimenti conservati. Questi elementi aumentano la produzione di urina nelle ore notturne e possono interferire con la capacità della vescica di trattenere i liquidi durante il sonno.
4) Curare eventuali episodi di stitichezza. Un intestino non svuotato correttamente può comprimere la vescica e stimolare l’iperattività vescicale. Affrontare la stipsi è un passo fondamentale nella gestione dell’enuresi; 5) Rispettare i tempi del bambino e favorire la fiducia. Un bambino che si sente accolto e supportato è più disposto a collaborare. E’ importante parlare apertamente del problema senza colpevolizzarlo, valorizzandone i progressi; 6) Affidarsi al pediatra per una guida personalizzata. Il pediatra è il primo riferimento per valutare la situazione, distinguere le diverse forme di enuresi e impostare, se necessario, un trattamento adeguato o un invio specialistico.
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