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Più casi vitiligine dopo pandemia, effetto anche di mascherine e troppo gel

10 Ottobre 2023

Roma, 10 ott. (Adnkronos Salute) – Più casi di vitiligine in Italia dopo la pandemia di Covid. L’aumento osservato dai dermatologi, insieme a quadri clinici più gravi, è legato non solo alla perdita di diagnosi e terapie durante e dopo l’emergenza coronavirus, allo scompenso immunitario e al periodo particolarmente stressante, ma è anche l’effetto delle mascherine e dell’uso smodato di gel igienizzanti. “Esiste un fenomeno che in termine tecnico si chiama isomorfismo reattivo di Koebner, per cui i traumi ripetuti sulla pelle del paziente affetto da vitiligine possono generare le macchie bianche attorno alla bocca e sulle mani slatentizzando o facendo peggiorare la malattia”, spiega all’Adnkronos Salute Andrea Paro Vidolin, responsabile del Centro di fotodermatologia dell’Ospedale Israelitico di Roma.

Inoltre, “momenti particolarmente stressanti possono, come tutte le patologie dermatologiche, creare delle esplosioni della patologia”. Nel nostro Paese il 2-3% della popolazione soffre di vitiligine, “malattia delle pelle caratterizzata dalla comparsa di chiazze bianco latte, localizzate in genere attorno agli occhi e alla bocca, su mani e piedi, gomiti e ginocchia e anche i cavi ascellari. E’ una patologia autoimmunitaria, a cui si possono associare altri disturbi autoimmunitari come la celiachia e la tiroidite cronica autoimmune”. Quando ci sono questi ‘campanelli d’allarme’ il consiglio del dermatologo è di fare uno screening anche per la vitiligine.

Le macchie bianche possono manifestarsi negli uomini e nelle donne, senza differenze di genere e nemmeno di età. “Questo crea grossi problemi psicologi e di relazione, soprattutto nell’infanzia e ancor di più negli adolescenti – sottolinea Paro Vidolin – che sono età più fragili. La cosa paradossale è che, per un fatto normativo, la vitiligine in Italia è considerata un disturbo estetico, e questo è un grosso problema, perché si tratta di una malattia che ha un impatto sociale molto importante. Va assolutamente considerata alla stregua di una patologia vera e propria – rimarca – e riconosciuta come tale”. (segue)

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