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Pneumologo Micheletto, ‘spostare diagnosi Bpco in fase precoce’

1 Dicembre 2022

Roma, 1 dic. (Adnkronos Salute) – “Vediamo troppi pazienti a un elevato livello di evoluzione della malattia. Si tratta di spostare la diagnosi in fase precoce. Dobbiamo fare diagnosi in chi inizia ad avere i sintomi: un 40-50enne che ha una storia di esposizione al fumo da almeno 20-30 anni, ad esempio. In particolare, sta aumentando la proporzione delle donne per l’aumento delle fumatrici. In Italia il 20-23% (degli over 14, Ndr) è fumatore, ma c’è un incremento delle donne”. Così Claudio Micheletto, direttore Uoc di pneumologia Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, intervenendo questa mattina a un incontro sulle nuove raccomandazioni dell’ultimo report Gold (Global initiative on obstructive lung diseases), il documento più importante per la diagnosi, la prevenzione e il trattamento della Broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco). 

“Anticipo e proattività dell’intervento terapeutico erano presenti nel report Gold già dall’anno scorso – puntualizza Alberto Papi, ordinario di malattie dell’apparato respiratorio Università di Ferrara – Nella proattività si attenzionano i pazienti con una condizione di rischio di sviluppo di Bpco per particolari condizioni. Questo facilita l’identificazione del paziente e l’attivazione di un percorso diagnostico precoce che non lascia l’opzione di vedere i pazienti quando sono nelle forme più severe”, più difficili da trattare. Come è ormai consolidato, “abbiamo un aumento dell’efficacia attraverso la presa in carico precoce. Possiamo fare star meglio le persone. Su prevenzione e diagnosi precoce, dobbiamo insistere”, ribadisce Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg).

La Broncopneumopatia cronica ostruttiva – si è ricordato nel corso dell’evento promosso a Verona da Gsk – si caratterizza per una persistente limitazione del flusso aereo, in genere ha un andamento progressivo e si associa a un’aumentata risposta infiammatoria cronica a particelle o gas nocivi a livello delle vie aeree e dei polmoni. Interessa tipicamente over 40 anni e prevalentemente fumatori o ex fumatori. Il fumo infatti è la prima causa della malattia. Oltre all’anamnesi di tabagismo e all’età, altri fattori di rischio includono l’esposizione a particelle occupazionali, fattori genetici e asma. Il declino della funzionalità polmonare è una caratteristica clinica chiave. La gravità è molto variabile e può essere lieve, moderata, grave o molto grave. Anche le riacutizzazioni, eventi cioè acuti di peggioramento dei sintomi respiratori oltre le normali variazioni quotidiane e i sintomi della malattia sono caratteristiche cliniche importanti e influenzano i pazienti in tutti i gradi di severità della malattia.

“Le riacutizzazioni sono motivo per cui il paziente si rivolge al medico – spiega Paci -. Si va dalle moderate a quelle ospedalizzate che possono essere fatali, nel paziente grave. Al di là dell’evento acuto, che sconvolge la vita del paziente, soprattutto perché anziano, è tutta la storia della malattia a risentirne. Le riacutizzazioni favoriscono una progressione della patologia e, le più severe, peggiorano la qualità di vita e aumentano il rischio di mortalità. Le riacutizzazioni – ribadisce – sono un evento fondamentale da porre al centro dell’azione sanitaria e non solo farmacologica”.

“Ci sono 2 aspetti particolari che sono la sfida per il futuro – ricorda Micheletto – La sottodiagnosi, che è dovuta al fatto che la Bpco ha un ritardo di diagnosi per il tipo di paziente: un fumatore che cerca di stare a distanza dai medici. In questo caso la spirometria, esame diagnostico di riferimento, sarebbe di aiuto. La seconda sfida – continua – è l’aderenza ai trattamenti che riguarda tutte le malattie croniche, ma è particolarmente più bassa nella Bpco. La terapia inalatoria forse non viene percepita come quella per bocca. Inserire più principi attivi in un solo inalatore può avere un risvolto positivo sia a livello clinico che di aderenza”, visto che basta una sola somministrazione al giorno.

Il trattamento con la terapia più efficace all’esordio dei sintomi si traduce in un miglior trattamento e controllo dei sintomi. “Oggi passano 5-8-15 anni da episodi clinici prima della diagnosi: tutto tempo perso”, sottolinea Paci. Come si è ricordato durante l’evento, il report Gold supporta la triplice, ma non raccomanda più l’associazione Ics-Laba nella Bpco. Del resto, gli studi mostrano che una triplice terapia, rispetto alla duplice, quando indicata, riduce del 35% le riacutizzazioni severe.

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