app-menu Social mobile

Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app

Ricerca, nuove prove sull’origine del Parkinson nell’intestino

6 Settembre 2024

Roma, 6 set. (Adnkronos Salute/Washington Post) – Nuove prove sull’origine del Parkinson nell’intestino e non nel cervello. Lo rivela uno studio pubblicato su ‘Jama Network Open’ del Beth Israel Deaconess Medical Center. C’erano già prove su questo fronte che vede l’intestino come organo di partenza della malattia neurodegenerativa, ora questa ricerca rafforza la tesi. “I problemi gastrointestinali sono comuni nei pazienti con disturbi neurodegenerativi, al punto che una volta si pensava che una condizione nota come colon irritabile affliggesse coloro che vivevano nei centri di salute mentale – si legge nella ricerca – Chi è colpito dal Parkinson ha problemi di disfunzioni gastrointestinali che posso causare scompensi e difficoltà come smaltire correttamente il cibo dallo stomaco. Questi segnali spesso compaiono fino a due decenni prima dei sintomi motori del Parkinson come la rigidità o il tremore”.

“Per molto tempo si è descritto il Parkinson come una malattia ‘dall’alto verso il basso’, ovvero inizia nel cervello e poi filtra fino all’intestino, ed è per questo che i pazienti hanno problemi con il loro tratto gastrointestinale”, ha spiegato l’autore dello studio Subhash Kulkarni. “Un’altra ipotesi suggerisce invece che in molti pazienti il percorso avviene dal ‘basso verso l’alto’, quindi dall’intestino fino al cervello”, aggiunge. La ricerca ha verificato che “le persone con patologie del tratto gastrointestinale superiore, come ulcere o altre tipologie di danni al rivestimento dell’esofago e nella parte superiore dell’intestino tenue, avevano più probabilità di sviluppare il Parkinson durante la loro vita”.

Lo studio ha coinvolto 9.350 pazienti – senza nessuna diagnosi di Parkinson – ma che erano stati sottoposti ad endoscopia (con biopsia) del tratto superiore dell’intestino tra il 2000 e il 2005. La maggior parte aveva un’età compresa tra 50 e 64 anni al momento della procedura. “Il danno alla mucosa (erosione, esofagiti e ulcere peptiche) è stato associato ad un rischio (+76%) di sviluppare la malattia di Parkinson durante il periodo di ‘follow-up’, con una media di 14,9 anni per l’intera coorte”, riporta il lavoro. Il messaggio dei ricercatori è sulla prevenzione, chi ha avuto una storia di danni serie alle mucose del tratto superiore dell’intestino deve essere seguito negli anni per intercettare le prime sirene del Parkinson.

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

Leggi anche

Giornata Sla, Rizzitano (Aisla): “300 comuni si colorano di verde”

15 Settembre 2024
Roma, 15 set. (Adnkronos) – “Quest’anno accogliamo con grandissima gioia la testimonianza delle i…

Malattie rare, Sabatelli (Aisla-Nemo): “Sla si può curare, grande passo avanti ricerca”

15 Settembre 2024
Roma, 15 set. (Adnkronos) – “La scienza ha fatto un importante passo avanti, anche se ancora una …

Giornata della Sla, Rafanelli (Aisla): “Indispensabile fare rete”

15 Settembre 2024
Roma, 15 set. (Adnkronos) – “Illuminare di verde centinaia di monumenti e comuni in tutta Italia …

Cancro vescica, con immunoterapia pre-operatoria migliora sopravvivenza

15 Settembre 2024
Barcellona, 15 set. (Adnkronos Salute) – Migliorare la sopravvivenza e ridurre il rischio di reci…

LEGGI GRATIS La Ragione

GUARDA i nostri video

ASCOLTA i nostri podcast

REGISTRATI / ACCEDI