Salute: 30% italiani non usa sale iodato, Iss contro fake news su tiroide
Milano, 25 mag. (Adnkronos Salute) – “Un’adeguata nutrizione iodica consente di prevenire la maggior parte delle patologie tiroidee”, perché “lo iodio, contrariamente a quanto si crede, non si respira, ma si assume attraverso l’alimentazione”. E non ci sono controindicazioni: “Tutti possono usare il sale iodato, anche le persone con patologie tiroidee”. Sono alcune delle verità con cui l’Istituto superiore di sanità, insieme a società scientifiche e associazioni pazienti, ha deciso di smentire le false informazioni che sul tema tiroide viaggiano in Rete e via social. Ne è nato un decalogo anti-fake news diffuso in occasione della Settimana mondiale della tiroide (25-31 maggio).
Il tema scelto per l’edizione 2022 è infatti ‘Tiroide e salute: io mi informo bene’, per la promozione di una corretta informazione sulla ghiandola a forma di papillon che alloggia alla base del nostro collo. “Per ciò che riguarda la salute della tiroide – afferma Antonella Olivieri, responsabile dell’Osservatorio nazionale per il monitoraggio della iodoprofilassi (Osnami) dell’Iss – corretta informazione e prevenzione sono due aspetti che corrono parallelamente, in quanto attraverso scelte nutrizionali consapevoli, come quella di utilizzare il sale iodato in sostituzione del sale non iodato, si può realizzare un’adeguata nutrizione iodica che è indispensabile per una normale funzionalità tiroidea e per lo sviluppo del cervello durante le prime fasi della vita”.
Se è vero che oltre il 70% degli italiani utilizza il sale iodato, secondo i dati dell’attività di sorveglianza Osnami è altrettanto vero che quasi un terzo della popolazione non lo usa per paura o diffidenza, rileva l’Iss. “Un ruolo nel generare tale diffidenza è sicuramente giocato proprio dalle numerose fake news riportate in Internet su questo alimento”, avverte Olivieri. Non a caso “nel decalogo smentiamo e chiariamo affermazioni del tipo ‘non tutti possono usare il sale iodato’; ‘non serve usare il sale iodato perché mirtilli rossi, lamponi, mango e pasta integrale sono cibi ricchi di iodio’; ‘è sufficiente respirare lo iodio quando si va al mare’; ‘lo iodio contenuto nel sale iodato proviene da rifiuti ospedalieri radioattivi riciclati’, e così via”.
Attraverso campagne informative basate sullo slogan “Poco sale ma iodato”, condotte da ministero della Salute, Iss, società scientifiche e associazioni pazienti – ricorda l’Istituto superiore di sanità – oggi l’Italia ha finalmente raggiunto la condizione di iodosufficienza (più del 70% degli italiani utilizza il sale iodato) e il gozzo in età scolare è praticamente scomparso (meno del 5% in bambini tra gli 11 e i 13 anni). Questi sono i risultati dell’attività di sorveglianza che l’Osnami dell’Iss svolge in Italia in collaborazione con gli Osservatori regionali per la prevenzione del gozzo a seguito dell’approvazione, nel 2005, della legge n.55 che ha introdotto il programma nazionale di iodoprofilassi su base volontaria.
Proprio il fatto che questo programma di prevenzione sia su base volontaria – conclude la nota – fa sì che il raggiungimento della iodosufficienza rivesta un significato particolarmente rilevante, dal momento che dimostra un elevato grado di competenza della maggior parte della popolazione nello scegliere il sale iodato in sostituzione del sale non iodato.
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