Salute: incubi frequenti spia di maggior rischio demenza, lo studio
Milano, 21 set. (Adnkronos Salute) – Tempi e qualità del sonno possono influenzare il rischio di ammalarsi di demenza, di cui l’Alzheimer è la forma principale. Mentre oggi si celebra la Giornata mondiale dedicata alla patologia neurodegenerativa, due studi suggeriscono un possibile legame tra chance di svilupparla e abitudini notturne. Da un lato, una ricerca cinese pubblicata sul ‘Journal of the American Geriatrics Society’ invita a monitorare da vicino gli anziani che vanno a letto presto e dormono più di 8 ore. Dall’altro lato, un lavoro inglese apparso su ‘eClinicalMedicine – The Lancet’ rileva che avere incubi frequenti potrebbe essere un indicatore precoce del pericolo demenza. Fare spesso brutti sogni, in altre parole, moltiplicherebbe le probabilità di ammalarsi. Una correlazione che appare più forte nelle persone di mezza età e tra i maschi.
“Abbiamo dimostrato per la prima volta che sogni o incubi angoscianti possono essere collegati al rischio di demenza e al declino cognitivo tra gli adulti sani”, afferma Abidemi Otaiku del Center for Human Brain Health dell’Università di Birmingham. Gli incubi, secondo gli autori, possono affollare le notti dei futuri malati anche “diversi anni o addirittura decenni prima della comparsa dei problemi di memoria e delle difficoltà di pensiero che caratterizzano la demenza”. Averlo scoperto “è importante – sottolinea Otaiku – perché” per questa condizione “ci sono pochissimi indicatori di rischio che possono essere identificati già nella mezza età. Sebbene sia necessario confermare il link”, i ricercatori ritengono che individuare gli ‘habitué’ dei brutti sogni possa essere “utile per identificare le persone ad alto pericolo di demenza e mettere in atto strategie volte a rallentarne l’insorgenza”.
Otaiku e colleghi hanno esaminato i dati di tre coorti di comunità negli Usa, che includevano oltre 600 uomini e donne di età compresa fra 35 e 64 anni e 2.600 over 79 anni. Nessuno manifestava demenza all’inizio dello studio e tutti sono stati seguiti in media per 9 anni il gruppo più giovane e per 5 quello più anziano. Avvalendosi di questionari e di un software ad hoc, gli autori hanno calcolato che i 35-64enni con incubi settimanali hanno 4 volte più probabilità di sperimentare un declino cognitivo nel decennio successivo, mentre gli ultra 79enni hanno il doppio di possibilità di andare incontro a una diagnosi di demenza. Negli uomini più anziani con incubi settimanali il rischio demenza era 5 volte maggiore rispetto ai coetanei che non facevano brutti sogni, mentre fra le donne l’aumento delle chance di malattia era del 41%. I prossimi step di ricerca analizzeranno l’eventuale correlazione fra il pericolo di demenza e altre caratteristiche dell’attività onirica: dalla vividezza delle immagini alla capacità di ricordare la trama del sogno, indagando anche sulle basi biologiche degli incubi.
Dallo studio cinese emerge invece che l’orario in cui le persone vanno a letto e la quantità di tempo dormito possono impattare sul rischio di demenza.
Gli scienziati hanno seguito 1.982 anziani del gigante asiatico che all’inizio della ricerca non presentavano demenza. A 97 è stata successivamente diagnosticata, nel corso di un follow-up medio di 3,7 anni. La probabilità di ammalarsi è risultata del 69% più alta tra chi dormiva più di 8 ore contro 7-8 ore, e doppia fra chi si coricava prima delle 21 invece che alle 22 o più tardi.
“Ciò suggerisce – scrivono i ricercatori – che la funzione cognitiva dovrebbe essere monitorata negli anziani che riferiscono tempi prolungati trascorsi a letto e tempi di sonno più lunghi”.
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