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Salute: Iss, con Covid più casi depressione, dal 2022 ritorno a valori pre-pandemici

6 Ottobre 2023

Roma, 6 ott. (Adnkronos Salute) – Con la pandemia di Covid-19 si è registrato un aumento medio di adulti con sintomi depressivi, in particolare nel corso del 2020 nelle Regioni del Nord. Alla fine del 2020 e nel corso del 2021 ci sono stati segnali di ripresa che continuano nel 2022 durante il quale si sono registrati, in alcune realtà regionali, valori prepandemia. Lo indica un’analisi dei dati – fatta in occasione della Giornata mondiale della salute mentale, in calendario del 10 ottobre – e basata sui numeri delle sorveglianze Passi e Passi d’argento (PdA) coordinate dall’Istituto superiore di sanità e raccolti nel 2021-2022. Due programmi che raccolgono in continuo informazioni sulla popolazione adulta (18-69) e anziana (65+) rispetto a salute, qualità di vita e fattori di rischio comportamentali e, attraverso interviste telefoniche, indagano anche sui bisogni di cura e assistenza.

Per quanto riguarda invece la popolazione anziana, la stima è rimasta sostanzialmente stabile nei tre anni precedenti la pandemia, ma emerge una riduzione significativa durante il periodo pandemico. Il dato rimane stabile nel 2022. Questa riduzione si osserva in diversi sottogruppi della popolazione, anche in quelli a maggior prevalenza di sintomi depressivi.

Non si può escludere che questa riduzione sia determinata dall’eccesso di mortalità per Covid-19 che, nel nostro Paese, ha colpito le persone più anziane e vulnerabili per cronicità o disabilità, condizioni fortemente associate alla presenza di sintomi depressivi che si sono ridotte significativamente nel periodo pandemico. Sarà importante monitorare nel tempo – evidenzia l’Iss – questi aspetti congiuntamente per capire se si tratti di oscillazioni casuali, o se invece trovino una spiegazione nel picco di mortalità per Covid-19 fra gli anziani.

Per entrambe le fasce di età analizzate, durante la pandemia, è stato indagato anche lo stato emotivo nei confronti della specifica situazione con una domanda sul ‘pensiero intrusivo’ (ovvero il pensiero ricorrente e doloroso legato all’esperienza vissuta durante l’emergenza sanitaria da Covid-19) e con una che verteva sulla manifestazione di preoccupazione. Sebbene queste domande non siano strumenti di valutazione psicologica, possono fornire indicazioni importanti sulla presenza di stress psicologico legato a un’esperienza “traumatica” diretta connessa al Covid-19.

Nel 2020-2021, quando ancora c’era un’ampia circolazione del virus, circa due terzi delle persone (60% degli adulti e 67% degli anziani) riferivano di sentirsi preoccupati per la pandemia, e circa un terzo di pensare in modo doloroso a questa esperienza. In entrambi i gruppi, la percentuale è fortemente diminuita nel 2022 senza però azzerarsi, nonostante la vaccinazione anti Covid-19 abbia fortemente ridotto la gravità della malattia, confermando come gli effetti di questa esperienza sul benessere mentale possano durare ancora a lungo.

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