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Salute: l’ex provò a darle fuoco, cure gratis per cicatrici e salvare gambe

5 Aprile 2023

Roma, 5 apr. (Adnkronos Salute) – Dal dramma alla rinascita, con la speranza di tornare a una vita normale. Inizia il percorso terapeutico di Maria Antonietta Rositani, la donna calabrese scampata al tentativo di omicidio da parte dell’ex marito, che nel 2019 provò a ucciderla dandole fuoco. Evaso dai domiciliari che stava scontando nel Napoletano, l’uomo si presentò a Reggio Calabria da lei. Causandole ustioni sul 50% del corpo. Dopo l’aggressione la signora ha trascorso 20 mesi in ospedale, tra terapia intensiva e decine di interventi chirurgici. Interventi non risolutivi.

Oggi Maria Antonietta ha ancora ustioni diffuse sugli arti inferiori, con fibrosi estese, rilevanti e profonde che le rendono difficile il movimento delle gambe e che determinano un rapido affaticamento ed indolenzimento semplicemente stando in piedi. Rischia di muoversi solo in sedia a rotelle. Per lei la speranza di evitarlo è il percorso di cure pro bono con la metodologia Biodermogenesi*, iniziato ieri a Reggio Calabria per la cura delle cicatrici da ustione.

“Sono diventata simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, ma le vittime vanno aiutate concretamente – sottolinea Rositani – come sta facendo con me Biodermogenesi. Ho da sempre lasciato da parte il vittimismo, mostrandomi come una donna che ce l’ha fatta, ma questo approccio fa sì che spesso non venga capita e la mia condizione sia sottovalutata. Paradossalmente in ospedale ero protetta e curata, ma una volta fuori – racconta – è quasi impossibile curarmi adeguatamente con la pensione di invalidità. Nel male però ho scoperto l’altro lato della medaglia: il mondo è al contempo un posto meraviglioso. Ho ricevuto l’affetto e il sostegno di tante persone che si sono strette intorno a me. Grazie a loro ho ancora la possibilità di sognare una vita normale e sperare che le mie cicatrici non degenerino”.

“Superata la fase acuta di un’ustione – spiega Salvatore Marafioti, dirigente medico ospedaliero, senologo, chirurgo generale ed estetico all’ospedale Santa Maria degli Ungheresi di Polistena – la pelle reagisce alla perdita di sostanza con un fenomeno di riparazione esteticamente evidente, non bello. Rimane, infatti, priva di alcune sue caratteristiche più comuni come i bulbi piliferi, le ghiandole sudoripare, quelle sebacee e annessi pigmentari, nonché le linee cutanee (dermatoglifi) che determinano l’unicità della pelle, come nelle impronte digitali. Anche dopo la fase acuta, la cicatrice da ustione continua a mantenere attivo un importante processo infiammatorio che nel tempo provoca una fibrosi cicatriziale: tutto ciò si traduce spesso nella formazione di cicatrici ipertrofiche o di cheloidi”.

La rigenerazione della pelle della signora Rositani è, dunque, piuttosto complessa. “A differenza delle altre tecnologie che determinano un danno ulteriore stimolando la riparazione tissutale – sottolinea Maurizio Busoni, ricercatore, docente del Master di medicina estetica dell’Università di Roma Tor Vergata e dell’Università di Barcellona e responsabile del Progetto RigeneraDerma – Biodermogenesi agisce favorendo direttamente la rigenerazione cutanea erogando tre tipi di stimolazioni (vacuum, campi elettromagnetici ed una leggerissima stimolazione elettrica), riesce a riattivare il circolo cutaneo, favorendo il recupero del normale calibro dei capillari, con conseguente ossigenazione del tessuto”.

“Contemporaneamente i campi elettromagnetici favoriscono la formazione di nuove fibre elastiche e di collagene che permettono di rimodellare il tessuto cutaneo, avvicinandolo alla sua forma migliore. Logicamente – afferma l’esperto – la rigenerazione della pelle della signora Rositani, ustionata e coperta di cicatrici e fibrosi profonde, sarà molto più complessa di quanto normalmente avviene con le normali cicatrici che abbiamo trattato sino ad oggi. L’obiettivo è un miglioramento funzionale del tessuto ustionato, con una progressiva riduzione delle fibrosi e un ammorbidimento che dovrebbero permettere una migliore funzionalità e motilità degli arti inferiori. In precedenti esperienze è successo, seppur in presenza di ustioni meno gravi e meno diffuse. Nel caso specifico il nostro obiettivo è replicare tali risultati, anche se probabilmente dovremo impiegare più tempo e un maggior numero di sedute”.

“Sono molto sensibile alle violenza di genere. Quando mi è stato chiesto di fornire un supporto per alcune valutazioni e per verificare l’effetto dei trattamenti e quindi il percorso terapeutico della signora Rositani, non ho esitato neanche un attimo, ho accettato subito”, racconta Claudio Pecorella, nutrizionista della Figc, la Federazione italiana giuoco calcio, spiegando che per Maria Antonietta verranno utilizzati nuovi strumenti, come il body scanner, l’impedenziometria e il dinamometro, che “renderanno la valutazione del percorso terapeutico ancora più oggettiva”.

Il progetto RigenerDerma ha l’obiettivo di curare 500 persone sane con gravi cicatrici al volto, che altrimenti non potrebbero sostenere economicamente tale terapia. Testimonial del progetto è Filomena Lamberti, la donna salernitana sfregiata nel 2012 dall’ex marito, che nella notte le versò dell’acido su testa, volto, mani e décolleté. A 10 anni di distanza da quel tragico episodio, grazie al percorso di terapia con metodologia Biodermogenesi, la donna sta via via riacquistando la sensibilità dei tessuti. Adesso un’altra donna vittima di violenza comincia lo stesso percorso verso la rinascita.

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