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Sanità, 3,4 mln italiani lontani mezz’ora da pronto soccorso, svolta con case comunità

25 Marzo 2024

Roma, 25 mar. (Adnkronos Salute) – L’impatto delle oltre 1.400 case di comunità, frutto del Pnrr, che arriveranno da qui al 2026, potrebbero essere decisive nel migliorare l’accesso ai pronto soccorso nelle aree più periferiche d’Italia. “Quello che abbiamo fatto vedere è una metodologia di redistribuzione degli accessi bianchi e verdi in pronto soccorso attraverso modelli che permettono di riconsiderare l’accessibilità sulla base delle distanze che ci sono tra residenza di un cittadino e il pronto soccorso. Sono 3,4 mln gli italiani lontani più di 30 minuti dal primo pronto soccorso, teniamo però conto che la ‘Golden hour’ per il tempo di accesso al pronto soccorso sono 60 minuti e dentro questo range è coperta tutta la popolazione italiana”. Così all’Adnkronos Salute Danilo Catania, Uosd Statistica e flussi informativi sanitari dell’Agenas, commentando la Terza indagine nazionale sullo stato di attuazione delle reti tempo-dipendenti, presentata oggi all’Agenas. Nella classifica delle regioni messe peggio rispetto alla copertura dei 30 minuti dal pronto soccorso, al primo posto c’è la Basilicata con il 32% della popolazione, seguita dalla provincia autonoma di Bolzano con 9,16% e dalla Sardegna con 8,4%.

“Abbiamo messo in evidenzia i 30 minuti perché nell’introduzione delle oltre 1.400 case di comunità che andranno a regime nel 2026, alcune sono già attive, queste strutture avranno un ruolo importante per l’accessibilità alle cure, soprattutto in aree periferiche e ultra periferiche del Paese – spiega Catania – e ho fatto vedere che nel Sud Italia queste case di comunità sono ubicate dove effettivamente c’è un problema di accessibilità del pronto soccorso entro i 30 minuti e vanno proprio a compensare questo. Infatti, in alcune regioni in cui queste aree periferiche dove non c’è punto di primo soccorso vicino sono ampie, con le case di comunità c’è un abbattimento dell’area non coperta dal pronto soccorso” e si riduce quindi la fetta di popolazione che oggi non ha un dipartimento di emergenza-urgenza entro i 30 minuti.

“Nelle aree già dense di strutture di emergenza-urgenza, le case di comunità alleggeriranno i carichi dei pronto soccorso e andranno a raccogliere la domanda di prestazioni a minore complessità, che creano delle ‘fibrillazioni’ nei pronto soccorso”, conclude Catania.

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