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Sanità: allarme salute mentale, zero investimenti e mille psichiatri in meno in 2 anni

24 Maggio 2022

Roma, 24 mag. (Adnkronos Salute) – Le diagnosi di depressione e altre patologie psichiche causate da due anni di Covid, sono aumentate del 30%, soprattutto tra giovani e studenti. Ma i fondi, le strutture e il personale hanno subito un trend inverso, portando l’Italia tra gli ultimi in Europa. Gli investimenti per la salute mentale, che sarebbero dovuti crescere almeno fino al 5% del fondo sanitario nazionale, per raggiungere l’obiettivo del 10% indicato in sede comunitaria per i Paesi ad alto reddito, sono tracollati dal già misero 3,5% del 2018 a 2,75% del 2020.

A questo crollo si aggiunge la fuga del personale, sia medico che infermieristico, da dipartimenti già sotto organico da anni. Tanto che nel 2025 mancheranno altri mille psichiatri tra pensionamenti e dimissioni, come emerge da uno studio recente di Anaao-Assomed. Infine restano differenze regionali a complicare la situazione. “Nonostante alcuni flebili segnali (nella Legge di Bilancio e nelle linee di indirizzo sui Dsm) e un finanziamento della Commissione Ue, non si vede, tra le (ingenti) risorse destinate dal Pnrr alla salute, un solo euro destinato alla salute mentale”, denuncia la Società italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf).

In questo contesto si leva l’appello straordinario per la creazione di una Agenzia nazionale per la salute mentale, lanciato dalla Sinpf in un evento organizzato oggi a Roma da Mapcom Consulting con il contributo non condizionato di Ostuka Pharmaceutical Italy e Lundbeck Italia, alla presenza di molti rappresentanti istituzionali, e fatto proprio dalle altre società scientifiche del settore.

“Una Agenzia nazionale per la salute mentale può nascere su valori simili a quelli dell’Agenzia nazionale per la coesione territoriale, un altro dramma storico di questo Paese, e può consentire a questo mondo di ripartire da zero – spiegano Matteo Balestrieri e Claudio Mencacci, presidenti Sinpf – cioè dal censimento del mondo della salute mentale per capire i numeri reali dei fenomeni, oggi fermo al 2015, un’altra ‘era geologica’, e riorganizzare i servizi, calcolare correttamente le reali necessità di finanziamento, studiare la allocazione razionale di queste risorse e in modo omogeneo sul territorio, facendo in modo di garantire livelli di cura e assistenza di provata efficacia, fondate su evidenze che assicurino concreti risultati, e garantire un omogeneo e reale funzionamento dei servizi per fare del diritto alla salute mentale un diritto esigibile in tutto il Paese senza diseguaglianze”.

“Serve quindi – aggiungono i presidenti Sinpf – un coordinamento tra le Regioni, la definizione di Pdta condivisi e integrati con piani di trattamento individuale, progetti terapeutico riabilitativi personalizzati, maggior coinvolgimento delle farmacie ospedaliere territoriali nel monitoraggio di farmacovigilanza e dell’aderenza terapeutica, sviluppo e supporto in tutte le Regioni di alternative alle strutture psichiatriche, stanziamento di fondi per la ricerca, la ricostruzione di un tavolo di lavoro interministeriale e interregionale. Tutto questo con l’unico vero obiettivo finale di una Agenzia nazionale per la salute mentale: il recupero delle persone che soffrono”.

“Purtroppo le misure sinora adottate, pur segnando un’apprezzabile inversione di tendenza, non sono in grado di recuperare l’impoverimento di mezzi e personale che i Servizi per la salute mentale hanno subìto per anni – sottolinea Fabrizio Starace, presidente Siep (Società italiana epidemiologia psichiatrica) – ciò impone un immediato sforzo per raccordare tutti i livelli istituzionali verso un deciso cambio di passo: uno ‘straordinario’ investimento ordinario, che giunga gradualmente a due punti percentuali del Fondo sanitario nazionale e riporti allo standard minimo del 5% la spesa per la salute mentale”.

“Purtroppo – aggiunge Starace – non ci sembra di poter individuare, nelle pur significative risorse destinate dal Pnrr alla Missione salute, capitoli destinati alla salute mentale. Va inoltre immediatamente colmata l’assenza nel Dm 71 di chiare indicazioni su standard organizzativi e di personale che consentano l’accesso a cure di qualità indipendentemente dalla Regione di residenza”.

“Questo impoverimento dei servizi pubblici, ormai sotto la soglia della sopravvivenza, fa sì che si riducano anche le capacità e le possibilità di intervento precoce, mettendo in seria difficoltà le attività di prevenzione, tassello fondamentale per evitare di precipitare nel buio – afferma Massimo di Giannantonio, presidente Sip (Società italiana di psichiatria) – In particolare il riconoscimento precoce del problema negli studenti, che ci aiuta ad avere una conoscenza vera del fenomeno. Ecco quindi l’importanza di svolgere attività di osservazione e survey nelle scuole, cosi come è fondamentale sviluppare la conoscenza di farmaci e sostanze”.

Anche le altre sigle della psichiatria italiana hanno aderito all’evento: Società italiana di psicopatologia (Sopsi), Società italiana di riabilitazione psicosociale (Sirp), Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Sinpia), Società italiana psichiatria delle dipendenze (Sipd), Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze (Federserd).

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