Sanità: Consulcesi, a infermieri richiesta pronta disponibilità oltre i 6 turni Ccnl
Roma, 4 lug. (Adnkronos Salute) – Superano quasi sempre quei 6 turni indicati dal contratto collettivo nazionale le richieste di pronta disponibilità che ogni mese giungono agli infermieri. A confermare quanto temeva il network di legali specializzati in materia di sanità di Consulcesi & Partners le tante testimonianze giunte durante l’ultimo appuntamento della rubrica di approfondimento andato in diretta streaming il 23 giugno, sui canali social del provider leader nella formazione Ecm degli operatori sanitari.
“I nostri turni di reperibilità sono raddoppiati da quando alcuni colleghi sono stati sospesi perché non vaccinati al Covid. È giusto che ricada su di noi?”, scrivono un gruppo di 6 infermieri. E ancora: “Lavoro lunedì-venerdì e ogni sabato puntualmente mi viene assegnata la pronta disponibilità. Non ce la faccio più. Cosa posso fare?”, commenta un altro. A tentare di fare chiarezza sia dal punto di vista legale che operativo e rispondere a solo alcuni dei tanti quesiti che ancora aleggiano attorno alle disponibilità urgenti e non programmabili sono stati l’avvocato Marco Croce e il direttore infermieristico specializzato in medicina forense Muzio Stornelli, moderati dal Direttore del quotidiano Sanità Informazione Ciro Imperato.
Croniche carenze di personale da un lato, burn out (o stress lavoro correlato) di chi ha deciso di rimanere dall’altro, queste le due grandi problematiche correlate alla questione, che l’emergenza da Covid-19 ha solo riportato alla luce e aggravato. “Secondo il Ccnl, la programmazione della pronta disponibilità di norma deve avvenire mensilmente e i turni devono essere limitati ai notturni e ai festivi, per un massimo di 6 turni al mese. Inoltre, come specifica la normativa, qualora il dipendente venga chiamato in pronta disponibilità in un giorno festivo, ha diritto ad un riposo settimanale compensativo, senza riduzione del debito orario settimanale”, spiega l’avvocato.
“Ma è anche vero che, dal momento che la normativa vigente dà priorità e preminenza alla cura e all’assistenza del paziente, risulta ancora lecito che agli infermieri gli vengano richiesti ulteriori turni, questa però – avverte il giurista esperto in diritto sanitario – non può e non deve essere la ‘normalità’ sulla quale si fonda il servizio. Nel momento in cui questa diventa una pratica di routine, è molto probabile che vi siano deficit di personale che necessitano di essere colmati con nuove assunzioni del personale o una scarsa capacità organizzativa che deve essere rivista”, aggiunge Stornelli.
Il primo consiglio che arriva da entrambi gli esperti durante il ‘Caffè con Consulcesi & Partners’ è quello di comunicare formalmente a coordinatori e responsabili aziendali pratiche abusive e distorte dell’istituto della pronta disponibilità “per tentare una mediazione, ricercando una risoluzione in uno spirito collaborativo”. Nel caso in cui questo non bastasse però, ricorda l’infermiere, vi sono strumenti come le scale di valutazione che permettono di monitorare e dimostrare la carenza di staff, e quindi rafforzare un’eventuale mozione contro possibili violazioni.
“Ogni caso necessita di essere trattato nelle sue peculiarità e tutti i professionisti devono informarsi approfonditamente in materia. l’invito è quello di lavorare insieme per migliorare l’assistenza sanitaria non solo in relazione al paziente, ma anche alla tutela e al benessere del personale, il cui stato psico-fisico ricade necessariamente sulle cure che questi saranno in grado di fornire”, conclude l’avvocato Croce.
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