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Sanità, medici Roma: “Carenza personale e insicurezza, in 1.500 l’anno lasciano”

17 Settembre 2024

Roma, 17 set. (Adnkronos Salute) – “Carenza cronica di personale, insicurezza, ricorso alla medicina difensiva per evitare contenziosi con i pazienti. Questi i principali problemi che assillano i medici italiani tanto da voler abbandonare il Servizio sanitario nazionale. Solo a Roma, dove lavora circa il 10% di tutti medici italiani, ogni anno gettano la spugna in 1.500. Il che vuol dire che in Italia ogni 12 mesi sono 15mila i camici bianchi che per le stesse ragioni fanno richiesta per andare a lavorare all’estero. Tra le mete preferite Gran Bretagna, Stati Uniti e Israele”. Lo afferma il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi, che con l’Adnkronos Salute fa il punto sullo stato di salute del Ssn.

I nostri medici lavorano sempre peggio, “si ritrovano in una situazione molto difficile in questo periodo. Chiaramente molto è dovuto alla carenza cronica di personale, di struttura, di sicurezza sul posto di lavoro – spiega Magi – e direi anche poca serenità per il clima nel quale devono lavorare tra violenze, pressioni quotidiane e denunce. Quindi operano in condizioni non favorevoli e questo purtroppo si ripercuote sui pazienti. Per tale motivo noi cerchiamo di far capire a tutti quanti che il medico sta sul posto di lavoro, in pronto soccorso, nei reparti, nei laboratori, solo per curare i pazienti”.

La spia di questo malessere “è la scelta di abbandonare il Ssn per andare all’estero, per motivi economici e di possibilità di carriera”. Quello di Roma, con 48mila medici, “è l’Ordine più grande d’Europa – sottolinea Magi – Ogni anno registriamo un dato: circa 1.500 tra medici giovani e più anziani chiedono di poter andare a lavorare all’estero. La maggioranza dei giovani sceglie Paesi quali Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele. I colleghi più avanti con gli anni e ai quali manca poco per la pensione, invece, optano per i Paesi arabi. Per i medici giovani un altro motivo a spingerli a lasciare l’Italia è che in questi Paesi non esiste il reato penale per l’atto medico”.

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