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Sanità, Schillaci: “Le liste d’attesa sono il peggior biglietto da visita del Ssn”

21 Marzo 2024

Roma, 21 mar. (Adnkronos Salute) – “Le liste d’attesa sono il peggior biglietto da visita del Servizio sanitario nazionale. Oggi però non abbiamo dati precisi. Un anno e mezzo per un esame è inammissibile, ma non abbiamo un monitoraggio regione per regione delle prestazioni che mancano. Ma dobbiamo vedere dove ci sono e i tempi delle liste d’attesa. E’ però inaccettabile che non ci sia un Cup unico per esami e visite nel pubblico e privato convenzionato”. Lo ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci, ospite dell’evento a Roma ‘Adnkronos Q&A-Salute e sanità, una sfida condivisa’.

“Io credo che la sfida per il Ssn sia offrire su tutto il territorio nazionale uguale accesso alle cure, ridurre le liste d’attesa che rappresentano il fenomeno meno accettabile della sanità pubblica del nostro Paese oggi. E ancora: rivalorizzare chi opera nel nostro sistema sanitario, penso a medici, infermieri e a tutti coloro che si sono distinti per la qualità professionale. Quindi la sfida – ha proseguito il ministro – che ci attende è da un lato guardare ai cittadini, dall’altro si guarda agli operatori. E’ chiaro che ci vuole un patto con le Regioni perché come sapete la parte attuativa della sanità è in mano alle Regioni, quindi ci vuole un rapporto chiaro, costante e di piena disponibilità da parte del ministero ad aiutare di più chi è in difficoltà sempre nell’interesse dei cittadini che vengono prima di tutto”.

“C’è un tasso importante di troppe prescrizioni, – ha aggiunto Schillaci -dobbiamo far sì che l’esame lo faccia chi ne ha bisogno. Serve un patto con le società scientifiche, l’Istituto superiore di sanità ci sta lavorando con le linee guida”.

“Sul rinvio del provvedimento relativo al nuovo nomenclatore tariffario – ha proseguito il ministro – ci stiamo ragionando, perché credo che sia importante avere in qualche caso delle tariffe più adeguate a quelle che sono oggi la realtà quotidiana. Credo che rinvieremo il provvedimento in accordo con le Regioni”.

“La fuga dei cervelli è un fenomeno, purtroppo, che ha caratterizzato il nostro Paese. Certo – ha proseguito il ministro – se li prendono vuol dire che li formiamo bene. Dopodiché tanti professionisti, medici e infermieri, sono andati fuori perché ci sono sistemi che oggettivamente pagano meglio e di più i professionisti. Io credo che, come è avvenuto per i ricercatori, sia opportuno trovare dei metodi per i quali chi ha lavorato all’estero voglia tornare in Italia e ne abbia una maggiore possibilità. Dobbiamo capire quanti vogliono tornare e dobbiamo capire anche come farlo, ad esempio sullo sconto fiscale non si può fare nulla senza che il Mef non bollini ciò che viene fatto. Oltre a capire quanti dei tanti che purtroppo stanno fuori e vogliono tornare, dobbiamo anche capire quando tornano in che condizioni tornano, perché ovviamente c’è un costo fiscale diverso da persona a persona”.

“Spero che l’Italia sia la nazione che promuova lo screening per il cancro del polmone – ha detto Schillaci -. Si sta lavorando in Europa su tre neoplasie che sono il tumore della prostata, il cancro gastrico e il tumore del polmone. In Italia c’è già una rete con 18 centri in 15 regioni che stanno facendo da un paio di anni Tac a bassa dose per l’individuazione precoce nelle persone ad alto rischio di cancro del polmone, che rimane ancora uno dei big killer nonostante ci siano progressi importanti legati all’immunoterapia. Oggi con cancro del polmone si vive di più di come si viveva una volta, ma l’arma migliore rimane sempre quella di trovarlo all’inizio, quando può essere operato. Quindi spero che l’Italia diventi la prima nazione ad avere uno screening per il cancro del polmone”.

“L’Italia è uno dei Paesi in cui per fortuna si vive di più, ma io credo che non dobbiamo solo puntare a vivere di più ma a far sì che i cittadini italiani vivano anche meglio, cosa che oggi non sempre avviene. Perché purtroppo una gran parte delle persone over 65 è affetta da malattie croniche non trasmissibili. La prevenzione è un investimento. Un degli obiettivi da raggiungere, a cui tengo particolarmente, deve essere l’educazione ai corretti stili di vita fatta dalla prima elementare perché le bambine e i bambini vanno educati da subito”.

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