Snami, ‘nuovo accordo collettivo allontanerà i giovani medici’
Roma, 12 mar. (Adnkronos Salute) – La recente firma dell’accordo nazionale collettivo del triennio 2019-2021 ha sollevato una serie di critiche e preoccupazioni all’interno della comunità medica e tra gli stakeholder del Ssn. Sebbene la sofferenza sia lapalissiana qualcuno continua a sostenere che sia un’ottima convenzione. Lo riferisce in una nota lo Snami, Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani.
“Ci sono una serie di criticità – afferma Angelo Testa, presidente nazionale Snami – nonostante l’accordo contenga arretrati e aggiornamenti contributivi, queste remunerazioni appaiono insufficienti per gli attuali oneri di lavoro e l’erosione inflattiva. Di fatto, gli unici che possono ritenersi davvero contenti sono le casse previdenziali”. Il medico di assistenza primaria “diventa di ruolo unico ma restano i nodi irrisolti – sottolinea Testa: non si può continuare a pensare che il medico di medicina generale sia disponibile illimitatamente, ad ogni ora e senza attesa. Il carico di assistiti, oramai moltissimi colleghi arrivano fino a 1800, non è più sostenibile così come pensato 40 anni fa e, soprattutto, vanno ripensate regole di accesso e presa in carico più stringenti e dettagliate, in una nuova logica che non sia più pensabile in un contesto odierno il poter dare tutto a tutti. Pena la fine e la morte del Ssn universalistico e solidale”.
Inoltre la medicina generale, “già non attrattiva, perde ogni anno centinaia di borse già stanziante perché nessuno vuole più stare nel territorio”, per cui è probabile che questo “Acn farà allontanare i neo laureati – avverte Testa – e farà scappare quelli che ancora non hanno la convenzione.La medicina di iniziativa voluta da stato, regioni e sindacati va in direzione opposta a quanto descritto dal presidente Enpam che dovrebbe preoccuparsi di far fruttare al meglio i versamenti previdenziali piuttosto che della organizzazione del lavoro, di competenza dei sindacati come previsto dalla normativa vigente”. In definitiva, “l’Acn 2019-2021 fallisce nel suo intento di attrarre i giovani medici, esponendo una realtà di condizioni lavorative inadeguate e remunerazioni insostenibili. Urge un cambio di rotta per non compromettere il futuro della medicina generale”, conclude.
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