Specializzandi Medicina, ‘subito incontro con Bernini e Schillaci
Roma, 5 ago. (Adnkronos Salute) – “Serve con urgenza un incontro con i ministri dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, e della Salute, Orazio Schillaci”, in merito alla nota interpretativa del Mur che intende ripristinare l’esame per il passaggio d’anno dei medici specializzandi assunti con il cosiddetto decreto Calabria. Lo chiedono le associazioni italiane maggiormente rappresentative dei medici in formazione specialistica – Anaao Assomed, Als e Gmi – che ribadiscono la loro contrarietà alla “nota interpretativa che non solo va contra legem, ma crea ulteriori dubbi e contraddizioni tipiche di quando si cerca di fermare il vento con le mani”.
Per gli specializzandi, si legge in una nota congiunta delle tre sigle, “l’interpretazione confermata dalla ministra Bernini al recente Question time alla Camera” è “errata e capziosa”. Ma “la legge parla chiaro: ‘E’ sospesa la certificazione delle attività formative da parte del Consiglio della Scuola di specializzazione, secondo quanto stabilito dal progetto formativo della scuola stessa’”. La legge “approvata da entrambi i rami del Parlamento, proposta dalla maggioranza di cui la stessa Bernini fa parte, è una norma chiarissima ed è stata emanata per essere rispettata e non per essere interpretata ad uso e consumo di qualche professore universitario che ha paura di perdere manodopera a basso costo come i medici in formazione (da loro definiti schiavizzandi)”.
Gli specializzandi “non vogliono più essere inquadrati come studenti, unico caso in Europa, e vogliono essere trattati come i loro giovani colleghi europei, ovvero come professionisti quali sono a seguito di laurea e abilitazione alla professione, i quali si formano anche negli ospedali non universitari con una certificazione delle competenze minuziosa e verificata non dagli universitari stessi ma da un ente indipendente”, continuano gli specializzandi Anaao Assomed, Als e Gmi. “Un’intera generazione di giovani medici vive da troppi anni una condizione formativa vergognosa: una borsa di studio mai indicizzata da 25 anni, mancanza totale dei più elementari diritti e tutele (ferie, malattie, 104, maternità, paternità, allattamento, lutti familiari) e troppe volte costretti a ‘portare avanti’ i reparti universitari (in barba a qualunque normativa italiana ed europea) con lavori ripetitivi, demansionanti e poco formativi, nonostante la normativa è chiara in merito, ma viene sistematicamente non rispettata”.
Gli specializzandi chiedono: “Poiché le università concorrono a formare i medici specializzandi per le sole 6 ore teoriche settimanali e i tutor ospedalieri per le 32 ore pratiche, la valutazione del raggiungimento degli obiettivi formativi deve essere pesata includendo gli ospedalieri, oppure la normativa vale solo per taluni? Poiché le università concorrono a formare i medici specializzandi per le sole 8 ore teoriche, la loro fantomatica valutazione concorre alla votazione di passaggio d’anno in media pesata di 6/38esimi con la valutazione pratica del tutor che invece vale 32/38esimi? Poiché le università concorrono a formare i medici specializzandi per le sole 6 ore teoriche settimanali, le tasse universitarie devono essere ridotte dell’80% poiché l’attività effettuata e certificata in capo alle università è di 6 ore e non più di 38? Oppure le tasse universitarie devono essere ripartite in maniera pesata con i tutor che effettuano e certificano l’attività pratica? Che succede se uno specializzando viene bocciato all’esame di passaggio o riceve un voto basso e ricorre alla giustizia amministrativa singola o mediante class action poiché la normativa dice in maniera oggettiva che ‘è sospesa la certificazione’?”.
“Tutte domande legittime – osservano Anaao Assomed, Als e Gmi – figlie del diniego da parte del Mur di far rispettare le leggi che fanno perdere diritti medievali agli universitari (tacendo sul mancato rispetto di altre normative) e della riluttanza ad una riforma strutturale di stampo europeo che inquadri il medico in formazione specialistica come un professionista che eroga salute e che abbia una dignità lavorativa, retributiva e soprattutto formativa”.
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