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Spuntano pronto soccorso privati, medici ‘solo per tagli al dito’

19 Ottobre 2023

Roma, 19 ott. (Adnkronos Salute) – Bergamo, Brescia ma anche Milano e Roma. Si moltiplicano nelle grandi città progetti e iniziative che puntano a offrire assistenza e cura ai cittadini H24, come veri e propri ‘pronto soccorso’ sempre aperti. Ma a differenza del Servizio sanitario nazionale non curano se non paghi. In Lombardia, soprattutto, questo tipo di realtà sono spesso denominate ‘ambulatori-pronto soccorso’ e già operano da tempo. Ma anche a Roma esistono strutture sanitarie private dove ci si può recare notte e giorno in caso di necessità. Parliamo però di codici bianchi e verdi, che nel linguaggio della medicina d’emergenza non sono urgenze. “Non chiamiamoli pronto soccorso – spiega all’Adnkronos Salute Fabio De Iaco, presidente della Società italiana di Medicina d’emergenza urgenza – ma ambulatori dove vengono fatte prestazioni banali. Esempio, mi taglio al dito con la scatoletta di tonno e vado lì, magari faccio prima e trovo meno caos rispetto a un pronto soccorso”.

Il tema dell’offerta privata nel campo della medicina d’emergenza, “è molto complesso, mi spiego: se parliamo di grandi gruppi sanitari privati, Humanitas, San Raffaele e Gemelli, lì ha un senso avere un pronto soccorso privato-convenzionato perché c’è un polo ospedaliero dietro che dà ogni tipo di risposta a chi può accedere in pronto soccorso. E non c’è nulla da dire. Altra cosa sono le esperienze come quella di Bergamo” al Policlinico San Marco di Zingonia “che in realtà se li chiamiamo pronto soccorso commettiamo una distorsione. Il privato ha individuato una falla nel pubblico, dove non siamo efficienti e nei tempi giusti, e dove può trovare spazio. Ma siamo sicuri che chi accede a questi servizi poi non debba tornare nel pronto soccorso pubblico perché magari – si chiede – un mal di testa era un ictus o un mal di pancia un infarto e serve una Unità complessa per gestirli?”.

Secondo la Simeu, i costi di accesso a questi ‘ambulatori-pronto soccorso’ “non rappresentano poi il totale finale, perché eventuali esami radiologici o prelievi li paghi – avverte De Iaco – Quindi il conto alla fine sarà salato, e molto. Una appendicite complessa, faccio un esempio, quanto costa nel privato? 18-20mila euro? Ecco queste cifre non tutti possono permettersele e anche le assicurazioni non è detto le coprano. Quindi il paziente che fa? Va nell’ospedale pubblico. Quindi – chiosa – paga 140 euro per bypassare la fila del pronto soccorso ma poi finisce per doverci andare come ultima spiaggia. C’era chi aveva proposto di rilasciare a chi viene dimesso dall’ospedale il costo delle cure che avrebbe dovuto pagare se fosse stato nel privato, ecco qualcuno dovrebbe ricordarlo”.

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