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Studio, 32mila medici laureati in più dei pensionamenti nel 2030

30 Marzo 2023

Roma, 30 mar. (Adnkronos Salute) – “Non si risolve, a nostro parere, la carenza attuale di personale medico specialistico negli ospedali né si rallenta la fuga dei neolaureati verso l’estero e degli specialisti verso il settore privato mediante l’incremento delle iscrizioni al corso di laurea in Medicina e chirurgia”. Lo ribadisce l’Anaao Assomed, principale sindacato dei medici ospedalieri, sulla base dei risultati di un nuovo studio, secondo cui ci saranno 32mila laureati in più dei pensionamenti nel 2030. “La ministra dell’Università e ricerca ha dichiarato che per far fronte alla strutturale carenza di medici nel Ssn sarà previsto un ampliamento dei posti disponibili per la laurea in medicina tra il 20% e il 30% rispetto allo scorso anno. Ma il numero chiuso a Medicina è un falso problema”, rimarca il sindacato.

“Emergono periodicamente all’interno dei partiti politici, senza distinzione di fede, idee stravaganti relative alla questione del numero chiuso a Medicina, come se i grossolani errori di programmazione nel settore della formazione post-lauream in epoca spending review e le limitazioni all’assunzione del personale sanitario decise prima dal 2004 in poi fossero superabili – commenta l’Anaao – allargando a dismisura le maglie del numero programmato per l’accesso al corso di laurea in Medicina e chirurgia, giunto nel 2022 a 14.740 accessi. Senza contare la porta di servizio costituita dalle iscrizioni all’estero”.

“Peccato che ogni modifica al tempo zero in merito alla formazione medica – evidenzia la sigla – avrà le sue ricadute solo dopo i 6 anni del corso di laurea e i 3/5 anni di formazione post-lauream. In pratica, i primi effetti di una modifica effettuata nel 2024 si vedrebbero solo tra il 2033 e il 2035, peraltro in un contesto del mercato del lavoro in sanità totalmente modificato. E in un tale contesto, aumentare i posti a Medicina rischia di tradursi in uno sperpero di risorse, soprattutto in mancanza di prospettive occupazionali in Italia”.

Il sindacato fa parlare i dati, raccolti nel nuovo studio: se valutiamo i dati Ocse, riferiti al 2020, l’Italia ha un tasso di medici attivi del 4 per mille abitanti, perfettamente sovrapponibile alla media Eu27, a dimostrazione del fatto che in Italia non vi è carenza di medici, intesi come laureati in Medicina e chirurgia, ma piuttosto di medici specialisti. Inoltre, secondo una recente pubblicazione del ministero della Salute, i medici attivi in Italia al 31 dicembre 2020 sono intorno a 241mila con l’età media, però, più alta tra tutti i Paesi Ocse. Ben il 56% ha più di 55 anni.

Dunque, si può stimare che dal 2021 al 2030 – secondo Conto annuale dello Stato, Onaosi, Enpam – circa 113mila medici saranno collocati in pensione, con un picco di pensionamenti al 2026-27 e un successivo calo progressivo. Se consideriamo i medici dipendenti del Ssn – rileva l’Anaao – i pensionamenti scenderanno progressivamente dal 2027 fino a raggiungere un nadir di circa 2mila nel 2037, a fronte dei 5mila l’anno in questa fase. Parallelamente, nel periodo 2021-2030 i nuovi iscritti a Medicina, a invarianza di programmazione, saranno circa 145mila (media degli accessi programmati per il 2021-22-23 proiettata a 10 anni), di cui solo il 94% completerà con successo il percorso: circa 136mila. I contratti per la formazione specialistica saranno circa 125mila, cui aggiungere circa 21mila borse per la formazione in medicina generale (media delle borse finanziate negli anni dal 2018 al 2021 proiettate a 10 anni).

In sintesi, conclude l’Anaao, già ora si prospetta un differenziale di circa 32mila tra stima delle uscite per quiescenza (113mila) dei medici attivi nel 2020 e posti di iscrizione al corso di laurea in Medicina e chirurgia (145mila). Ben oltre quelli necessari a colmare la attuale carenza di circa 20-25mila medici, tra specialisti e mmg. Per il sindacato, “un aumento, come annunciato, del 20-30% delle iscrizioni a Medicina (da 2.900 a 4.800 nuove iscrizioni ogni anno), senza un intervento costoso sui corsi di formazione post-lauream, rischia di creare, tra 6 o 7 anni, un nuovo ‘imbuto formativo’ e successivamente un ‘imbuto lavorativo’, con circa 19mila laureati ogni anno a fronte di una offerta di formazione post-lauream ferma a 16.600, di cui 14.500 contratti di formazione specialistica e 2.100 borse per la formazione in medicina generale. E questo non farà altro che incentivare ulteriormente i medici a emigrare verso paesi europei o extraeuropei”.

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