Team Gemelli-Bambino Gesù salva il piccolo cuore di Marco
Milano, 10 dic. (Adnkronos Salute) – Gioco di squadra tra Gemelli e Bambino Gesù di Roma per salvare Marco (nome di fantasia), 7 anni. Il suo piccolo cuore si era ammalato come un cuore ‘da grande’: trapiantato pochi mesi prima dai cardiochirurghi dell’ospedale pediatrico della Santa Sede, il bambino aveva sviluppato una vasculopatia da rigetto con occlusione dell’arteria coronaria discendente anteriore, una patologia tipica dell’età adulta risolta con un intervento di disostruzione eseguito al Gemelli. I cardiologi interventisti dell’Irccs hanno posizionato uno stent, scongiurando i rischi di una complicanza potenzialmente fatale.
Quello vissuto da Marco è un evento raro, ma molto grave – spiegano dai due ospedali – perché in grado di compromettere la funzionalità del cuore trapiantato. Vista l’anatomia particolarmente complessa della lesione coronarica, dopo diverse discussioni collegiali tra i cardiochirurghi del Bambino Gesù diretti da Antonio Amodeo, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, e il Centro Cuore del Policlinico Gemelli diretto da Massimo Massetti, ordinario di Cardiochirurgia della Cattolica, si è deciso di tentare una disostruzione mediante angioplastica dell’arteria discendente anteriore prossimale, che appariva completamente occlusa. Una patologia e un intervento che riguardano in genere prevalentemente gli adulti.
Il piccolo è stato dunque trasferito dal Bambino Gesù alla Terapia intensiva pediatrica (Tip) del Gemelli, dove è stato assistito dall’équipe di Giorgio Conti, direttore Uoc Tip e docente di Anestesia e Rianimazione in Cattolica. Nella Sala di Emodinamica della Cardiologia del Gemelli, Marco è stato quindi sottoposto a una complessa procedura di rivascolarizzazione da un team multidisciplinare coordinato da Carlo Trani, direttore della Uoc di Interventistica cardiologica del Gemelli e associato di Cardiologia all’Università Cattolica, e da Francesco Burzotta, ordinario di Cardiologia della Cattolica e direttore della Uoc di Cardiologia del Gemelli, coadiuvati da Matteo Di Nardo, anestesista pediatrico del Bambino Gesù, e da Andrea Scapigliati, docente in Cattolica e cardio-anestesista del Gemelli. Dopo l’intervento, il bimbo è stato nuovamente affidato alle cure dei medici dell’Ospedale Bambino Gesù.
“Il bambino – racconta Amodeo, direttore della Uoc Scompenso, Trapianto e Assistenza meccanica cardio-respiratoria del Bambino Gesù, – era affetto da una miocardiopatia dilatativa per la quale è stato necessario impiantare un cuore artificiale che il piccolo ha tenuto per oltre un anno come ponte al trapianto, che siamo riusciti a effettuare con successo. Purtroppo tra le complicanze del trapianto c’è la vasculopatia da rigetto cronico che, in questo caso, ha determinato l’ostruzione di un vaso del cuore, una patologia tipica dell’età adulta. Per questo abbiamo ritenuto necessario intervenire in collaborazione con i colleghi dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico Gemelli per affrontare il problema coronarico, che è stato risolto in maniera eccellente”.
“Questo caso dimostra l’importanza della collaborazione multidisciplinare in situazioni anomale e di questa complessità, per risolvere le quali è fondamentale mettere insieme tante expertise di più centri”, sottolinea Trani. “Aver affinato la nostra tecnica di disostruzione coronarica in questi anni negli adulti – osserva Burzotta – si è rivelato utile per un bambino con una storia così travagliata. Interventi di angioplastica di questo genere, infatti, di solito vengono effettuati in centri che hanno un’esperienza specifica, al fine di limitare le complicanze e aumentare il tasso di successo. Siamo impegnati da anni in questo campo, ma è la prima volta che abbiamo offerto questa terapia ad un paziente così giovane”.
“Questo caso – commenta Massetti, direttore del Dipartimento di Scienze cardiovascolari del Policlinico universitario A. Gemelli Irccs – è paradigmatico della nostra filosofia del prendersi cura del paziente, più che di limitarsi a curarlo. Un approccio che pervaderà tutte le attività del Centro Cuore (acronimo di Cardiovascular Unique Offer ReEngineered), il polo dedicato alle patologie cardiovascolari che sta sorgendo all’interno del campus del Gemelli, ma che è già agita ogni giorno all’interno del nostro dipartimento. Quello del Centro Cuore sarà un modello ‘centripeto’, in opposizione alla frammentazione delle cure tipica delle iperspecializzazioni, che rischia di perdere di vista la centralità del paziente per concentrarsi sulla singola patologia. Un modello sanitario innovativo, value-based, che mette al centro la persona in tutte le fasi del ricovero ospedaliero, avvalendosi di cure, tecnologie di ultima generazione e di expertise multi-disciplinari, anche in collaborazione con altre strutture d’eccellenza, come in questo caso”.
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