Trapianti, primo di rene di maiale su paziente vivo negli Usa
Milano, 21 mar. (Adnkronos Salute) – Un gruppo di chirurghi di Boston ha trapiantato il rene di un maiale geneticamente modificato su un uomo di 62 anni, con malattia renale allo stadio terminale. E’ la prima procedura di questo genere mai eseguita, riporta il ‘New York Times’, che dà notizia del trapianto pionieristico online. Per gli esperti, una pietra miliare della medicina. L’uomo continua a migliorare, dicono i medici del Massachusetts General Hospital. E in caso di successo del trapianto, la svolta offrirà speranza a centinaia di migliaia pazienti i cui destini dipendono da un organo nuovo.
Finora i segnali sembrano promettenti: i reni rimuovono i prodotti di scarto e i liquidi in eccesso dal sangue, e il nuovo rene ha iniziato a produrre urina poco dopo l’intervento chirurgico, avvenuto lo scorso fine settimana. Il paziente riesce già a camminare nei corridoi dell’ospedale e potrebbe essere dimesso presto.
Questa prima mondiale apre diverse prospettive. Una nuova fonte di reni “potrebbe risolvere un problema annoso: l’accesso inadeguato dei pazienti appartenenti a una minoranza ai trapianti di rene”, ha osservato Winfred Williams, del Mass General, nefrologo curante del paziente. E c’è un altro aspetto: se i reni di animali geneticamente modificati potessero essere trapiantati su larga scala, anche la dialisi “diventerebbe obsoleta”, ipotizza Leonardo V. Riella, direttore medico per i trapianti di rene al Mass General.
Il paziente sottoposto a trapianto a Boston, Richard ‘Rick’ Slayman, supervisore del dipartimento statale dei trasporti, soffriva di diabete e ipertensione da molti anni ed era in cura al Mass General da oltre un decennio. I suoi reni sono andati in insufficienza e da allora è stato in dialisi per 7 anni, ricevendo infine un rene umano nel 2018. Ma anche l’organo donato ha fatto la stessa fine e ha sviluppato altre complicazioni. Quindi Slayman ha ripreso la dialisi nel 2023. Purtroppo però ha avuto gravi complicazioni vascolari e per lui sono cominciati ricoveri ricorrenti, ha spiegato Williams. Infine di nuovo la lista d’attesa per un altro organo. “Stava diventando sempre più scoraggiato, diceva di non poter proprio andare avanti così”, ha raccontato il medico. “Ho iniziato a pensare alle misure straordinarie che avremmo potuto adottare”, visto anche che “avrebbe dovuto aspettare dai 5 ai 6 anni per avere un rene umano. Non sarebbe stato in grado di sopravvivere”.
Quando Williams ha proposto a Slayman di ricevere un rene di maiale, dopo molte domande il paziente ha deciso di procedere. “L’ho visto – ha detto l’uomo in una dichiarazione fornita dall’ospedale – non solo come un modo per aiutarmi, ma come un modo per dare speranza a migliaia di persone che hanno bisogno di un trapianto per sopravvivere”. I medici ora continueranno a monitorarlo per eventuali segni di rigetto.
Lo xenotrapianto – l’impianto di un organo animale in un essere umano – è stato proposto per decenni come una potenziale soluzione che potrebbe rendere i reni molto più ampiamente disponibili. Ma il sistema immunitario umano rifiuta il tessuto estraneo, causando complicazioni potenzialmente letali, e gli esperti sottolineano che il rigetto a lungo termine può verificarsi anche quando i donatori sono ben assortiti. Negli ultimi anni, però, sono stati diversi i progressi scientifici che hanno avvicinato questo traguardo, rendendo possibile la modifica dei geni animali per rendere gli organi più compatibili e con meno probabilità di essere rigettati dal sistema immunitario.
Il rene trapiantato proveniva da un maiale progettato dalla società biotecnologica eGenesis, che ha rimosso tre geni coinvolti nel potenziale rigetto dell’organo. Inoltre, sono stati inseriti 7 geni umani per migliorare la compatibilità umana. I maiali trasportano retrovirus che possono infettare gli esseri umani e l’azienda ha anche inattivato gli agenti patogeni.
Quanto ai precedenti, era il settembre 2021 quando i chirurghi della NYU Langone Health di New York hanno ‘collegato’ un rene di un maiale geneticamente modificato a un uomo cerebralmente morto. E’ così che è stato osservato che l’organo iniziava a funzionare e a produrre urina. Poco dopo, gli scienziati dell’University of Alabama a Birmingham hanno annunciato di aver eseguito una procedura simile con risultati simili. E sempre in questo filone i chirurghi dell’University of Maryland hanno trapiantato due volte cuori di maiali geneticamente modificati in pazienti affetti da malattie cardiache. Entrambi i pazienti però sono morti poco dopo. L’intervento non è stato esente da critiche. Per Kathy Guillermo, vicepresidente senior di Peta (People for the Ethical Treatment of Animals), gli xenotrapianti aumentano la prospettiva di un ulteriore sfruttamento degli animali e potrebbero introdurre nuovi agenti patogeni nelle popolazioni umane.
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