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Trapianti, verso il cuore artificiale permanente: nel 2025 primi impianti sperimentali

4 Dicembre 2024

Parigi, 4 dic. (Adnkronos Salute) – Il cuore artificiale totale (Tah) oggi è già una realtà, recente ma concreta, come soluzione ‘ponte’ per arrivare al trapianto – attualmente unica opzione definitiva – per persone con gravissime insufficienze cardiache per le quali le lunghe attese sono impossibili. Ma il ‘salto in avanti’ è dietro l’angolo. Già dal prossimo anno i primi impianti permanenti saranno realizzati in via sperimentale, ma partendo da solide basi. Si tratta, infatti, dell’evoluzione di un attuale dispositivo ‘ponte’, prodotto alle porte di Parigi e già impiantato su 87 persone dal 2021 in diversi Paesi. Un progresso che è stato possibile grazie a tecnologie militari e che porterà ancora future novità, sul piano della praticità, grazie alle innovazioni introdotte in questi anni dagli smartphone, in particolare dalle loro batterie.

E’ l’annuncio che arriva dall’azienda di tecnologie mediche Carmat durante un incontro con la stampa nella sede di Boy-d’Arcy dove si produce il particolare dispositivo (Aeson*, il suo nome commerciale): un cuore impiantabile al posto di quello irreparabilmente malato che ha la forma dell’organo naturale, realizzato in un laboratorio unico, dove tecnologia e manualità si fondono per comporre ciascun ‘pezzo’, e che si avvale di una scheda elettronica di altissima tecnologia. Il tutto alimentato da batterie esterne, in uno zaino da portare sempre con sé che è, in pratica, parte della protesi.

“La scheda elettronica che governa questo dispositivo – spiega all’Adnkronos Salute Stéphane Piat, chief executive officer di Carmat – deriva proprio dalla carta elettronica dei missili”. A capo della ricerca e sviluppo dell’azienda, del resto, c’è Marc Grimmé, ingegnere che all’inizio della sua carriera “era stato assunto dall’industria militare – racconta Piat – per costruire armi. Oltre 25 anni fa è passato a lavorare per il progetto Carmat, contento di salvare vite”.

La scheda elettronica nata in tutt’altro ambito, quindi, “è stata modificata per entrare in uno spazio ridotto come quello del cuore. In pratica l’abbiamo divisa in pezzi. Le modifiche sono state fatte per consentire una durata del dispositivo più lunga di quella di oggi. E abbiamo trovato soluzioni anche per proteggerla all’interno del cuore, dove c’è umidità e condizioni meno favorevoli di quelle che possono essere ricavate in un aereo o in un missile”, spiega Piat.

In questa fase “stiamo selezionando i centri per avviare la sperimentazione del cuore artificiale permanente”, aggiunge il manager. Gli stress test sul dispositivo, che mimano e velocizzano l’invecchiamento estremizzando i fattori che determinano il deterioramento “sono promettenti, non abbiamo avuto nessun problema sottoponendo la scheda a temperature e umidità elevate”, ha raccontato Piat.

“Il cammino verso un cuore permanente della Carmat – prosegue – parte da lontano, dal primo cuore impiantato nel 2013. E dalla passione visionaria del suo cofondatore, il cardiochirurgo Alain Carpentier, che ha creduto e crede nella possibilità di poter realizzare un cuore artificiale in grado di sostituire quello naturale. C’è stata un’innovazione costante, che continuerà con dispositivi sempre più agili”.

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