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‘Troppo lavoro in corsia’, 72% medici pronto a fuga da Ssn

31 Gennaio 2024

Roma, 31 gen. (Adnkronos Salute) – Il 96,5% dei medici che lavora nel Servizio sanitario nazionale si dice oberato da un eccessivo carico di lavoro, l’87% non riesce ad avere una vita personale soddisfacente e fino al 72% ha pensato di lasciare l’attuale posto di lavoro nel Ssn per trasferirsi all’estero, passare alla medicina generale o andare a lavorare nel privato. E’ quanto emerge da un sondaggio del sindacato dei medici e dirigenti sanitari Anaao Assomed, realizzato su un campione rappresentativo di camici bianchi, dal quale risulta come il lavoro in corsia sia molto peggiorato negli ultimi 10 anni. I risultati della survey – riferisce il sindacato – saranno inviati alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al Governo, ai partiti e alle Regioni perché nelle loro scelte tengano conto dell’urgenza di salvaguardare l’Ssn.

I dati testimoniano “come non sia il lavoro medico in generale a non essere più attrattivo – commenta Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed – ma come non lo sia più la vita ospedaliera, scandita da guardie e reperibilità in corsia e in sala operatoria. Tale tendenza va di pari passo con i trend osservati nell’assegnazione delle borse specialistiche, che vede il rapido esaurimento dei posti nelle specialità più spendibili fuori dal Ssn, come cardiologia, dermatologia, pediatria, oculistica, neurologia, chirurgia plastica, gastroenterologia, endocrinologia, ginecologia, a fronte del calo di appeal che si traduce in mancata assegnazione dei posti che costringono alla ‘vita ospedaliera’ in specialità che offrono, di fatto, meno possibilità e prospettive nel privato”.

Alcune condizioni di lavoro – rileva l’Anaao – sono migliorate rispetto all’analogo questionario di 9 anni fa. La quota di medici nella fascia dai 31 ai 40 anni è aumentata, grazie alle nuove assunzioni, anche di specialisti e non solo di specializzandi, conseguenti ai provvedimenti emergenziali assunti per far fronte alla pandemia. Inoltre, il numero di colleghi che riferisce di lavorare dopo la notte di guardia, in franca violazione della normativa sui riposi, si è sostanzialmente dimezzato. Al contrario, passi avanti non sono stati fatti rispetto al numero di chi dichiara di lavorare con surplus orario annuale compreso tra 150 e 250 ore (40%) e al mancato recupero del giorno festivo non usufruito per reperibilità attiva/passiva, situazione lamentata da oltre il 50% dei responders.

Al di là del rispetto delle normative e dell’iniezione di forze nuove favorita dal periodo pandemico, i carichi di lavoro – sottolinea la survey Anaao – sono rimasti sostanzialmente invariati. Simile rispetto al 2014 è infatti il numero di pazienti visitati in corsia, simile il numero di notti e reperibilità, simile il numero di festivi: numeri impietosi che spiegano ampiamente il perché, di fatto, la percezione del proprio lavoro tra i medici italiani non sia migliorata. Risulta peggiorato il dato relativo alla fruizione delle ferie, con oltre il 50% che non riesce a utilizzare i giorni di riposo previsti, e quello delle ore di aggiornamento, utilizzate da una percentuale risibile degli intervistati.

Emergono inoltre “preoccupanti fenomeni, relativamente recenti, che appaiono in rapida diffusione”, riferisce ancora Anaao. In particolare il lavoro su più presidi conseguente all’accorpamento di aziende sanitarie per la riorganizzazione avvenuta in numerose regioni, denunciato dal 26% degli intervistati, e l’introduzione delle cooperative di medici e sanitari nel periodo Covid, denunciato dal 20%. E ancora: la gravidanza non è sostituita nell’85% dei reparti degli intervistati. Solo per il 3% è sostituita entro i 2 mesi e per il 12% dopo oltre 2 mesi. Questo dato, seppur grave, non è sorprendente per il sindacato, considerato che, in relazione alla carenza di medici, vanno spesso deserti bandi per contratti a tempo indeterminato in tutta Italia, rendendo non disponibili graduatorie utilizzabili.

Nel confronto con il precedente sondaggio, il dato del 96,5% dei medici che dichiarano di essere sottoposti a un eccessivo carico lavorativo è in peggioramento rispetto al 91,9% della survey precedente. Tra questi, oltre la metà (il 56%) lamenta un carico decisamente elevato dichiarando di essere vicino al burnout. Fenomeno facilmente comprensibile, considerato che l’attività lavorativa in corsia pare minare bisogni primari quali “il rapporto con partner/figli”, difficoltà denunciata dal 64,5% dei responders, mentre arriva all’87%, in netto aumento rispetto all’80% del 2014, la percentuale di chi dichiara di non riuscire ad avere una vita personale soddisfacente.

“Il nuovo Ccnl – dichiara Di Silverio – potrà contribuire a migliorare alcune situazioni e a rendere più cogente il rispetto delle norme. Ad esempio laddove prevede l’assegnazione della sede di ordinaria attività lavorativa, potendo contribuire alla riduzione del fenomeno del lavoro su più presidi. O ancora dove definisce le tipologie di eccedenza dell’orario contrattuale, la loro remunerazione e possibilità di recupero, e infine dove regola il Servizio di pronta disponibilità, auspicabilmente riducendone l’abuso”.

Il sondaggio chiude con la richiesta di suggerimenti per migliorare la sanità. Dal punto di vista economico: retribuzione differenziata per le varie specializzazioni (in particolare le specializzazioni con attività prevalentemente ospedaliera e turni di guardia festivi e feriali andrebbero maggiormente remunerate); incremento dei salari con adeguamento alla media europea. Dal punto di vista organizzativo: ridurre l’eccessiva burocrazia; adeguare i carichi di lavoro con il rispetto dell’orario di lavoro e l’aumento dell’opportunità di carriera, la sostituzione della maternità e la flessibilità oraria; aumentare i posti letto ospedalieri. Dal punto di vista strategico: eliminare la nomina politica dei direttori generali; migliorare la collaborazione tra dirigenza e middle management a livello ospedaliero; migliorare i percorsi assistenziali ospedale-territorio con la riorganizzazione dei servizi territoriali.

“I numeri del nostro sondaggio – conclude il segretario Anaao Assomed- ancora una volta parlano chiaro e ci investono di una grande responsabilità. Continueremo a impegnarci affinché il lavoro dei medici e dei dirigenti sanitari trovi una nuova valorizzazione per rendere ogni giorno esigibili i diritti dei cittadini che si rivolgono alla sanità pubblica”. I risultati della survey saranno inviati alla premier Meloni, al Governo, ai partiti e alle Regioni, conclude, “perché nelle loro scelte tengano conto dell’urgenza di una politica di visione rispetto alla salvaguardia del Servizio sanitario pubblico e universale, pena il definitivo sgretolamento di quanto faticosamente nelle corsie italiane si cerca ancora di fare per garantire la piena esigibilità del diritto alla salute dei cittadini italiani”.

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