Tumori: il sondaggio, pazienti poco smart, 50% auto-escluso dai servizi online
Roma, 24 mar. (Adnkronos Salute) – App, Account, Login: parole semi sconosciute per i pazienti oncologici. Così l’accesso a strumenti e servizi online è una opportunità sulla carta, confessano 200 pazienti (13% tra 20 e 40 anni; 50% tra 41 e 60; 37% ultra 60enni) residenti prevalentemente al Nord (65%) in un questionario dedicato all’analfabetismo digitale, riconoscendosi bisognosi di essere ‘educati’ all’uso della tecnologia digitale. Questo il quadro che emerge dal sondaggio ‘Digitale in sanità: i bisogni dei pazienti oncologici’, presentati ieri nel corso di un evento virtuale promosso da Ropi (Rete oncologica pazienti Italia) e Assd (Associazione scientifica per la sanità digitale).
In teoria, oltre il 90% degli intervistati possiede un dispositivo digitale ma la metà, di vecchia generazione, li taglia fuori dall’accesso a molti nuovi servizi, anche sanitari; più del 70% mastica i termini inglesi App, Account e Login, che restano di difficile comprensione per il 34% di pazienti; circa il 70% conosce l’utilità dello Spid per le prenotazioni, tuttavia attivato con difficoltà o con l’aiuto di un caregiver dal 40% dei malati. La pratica, di contro, racconta una importante analfabetizzazione digitale: l’80% degli intervistati non ha mai usato servizi di sanità digitale per richiedere una cartella clinica o fare una prenotazione, il 65% non utilizza il Fascicolo elettronico sanitario e il 52% non ha abilitato la propria tessera sanitaria ai servizi. Infine, per il 70% dei pazienti la telemedicina è una misconosciuta opportunità di cui non ha fatto uso neanche in epoca di pandemia.
“A fronte di dati che denunciano una forte lacuna in tema di sanità digitale da parte dei pazienti oncologici italiani – commenta Stefania Gori, presidente di Ropi e direttore del Dipartimento oncologico dell’Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) – conforta la richiesta del 65% degli intervistati di essere educati e alfabetizzati sulle tecnologie e strumenti digitali per una migliore gestione e fruizioni dei servizi, ovvero di un migliore governo nella gestione della propria malattia. Emerge, dunque, la preponderante necessità di creare una alfabetizzazione sanitaria declinata alla tecnologia e, in parallelo, la definizione di una tecnologia della sanità per i pazienti e i differenti interlocutori: manager della pubblica amministrazione, clinici, rappresentanti delle istituzioni. Ovvero una formazione che coinvolga tutti i caregiver ‘digitali’ nella più ampia accezione del termine e ciascuno secondo il proprio ruolo, quale risorsa diretta o indiretta per il paziente. Formarsi per curarsi, anche con il digitale, favorisce la ‘rete’ verso una vera e propria sanità partecipata”.
“Il digitale – sottolinea Gregorio Cosentino, presidente di Assd – non è una rivoluzione, ma una necessità. Il digitale non è per gli addetti ai lavori, ma è per la gente. Il digitale deve essere progettato con la gente e non solo dagli operatori/fornitori. Il digitale deve far crescere culturalmente sia le persone che gli operatori. Ovviamente la formazione è determinante. E anche questa ricerca ha rilevato come lo sviluppo delle competenze digitali sia ormai un tema ineludibile nel contesto più ampio della formazione dei pazienti, dei loro caregiver, del personale sanitario”.
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