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Tumori, nel Lazio oltre 3.100 nuovi casi l’anno di cancro al polmone

22 Ottobre 2024

Roma, 22 ott. (Adnkronos Salute) – Ogni anno nel Lazio si ammalano di cancro ai polmoni 3.100 persone. A livello nazionale le nuove diagnosi interessano oltre 44mila cittadini e la sopravvivenza netta a 5 anni si attesta al 16% negli uomini e al 23% nelle donne. Tuttavia negli ultimi anni si sono registrati dei progressi sia a livello di diagnosi che di terapia. In particolare gli specialisti riescono ad avere importanti e maggiori informazioni sulle caratteristiche molecolari del singolo carcinoma. Sono così identificati molteplici bersagli molecolari e da questi sono state sviluppate terapie in grado di agire in modo mirato (target therapy). Vi è poi l’immunoterapia, un trattamento basato sull’attivazione del sistema immunitario verso le cellule tumorali. Le prospettive aperte da questi approcci terapeutici sono al centro del convegno ‘Excellence in lung cancer’, che si apre oggi a Roma e che vede la partecipazione di oltre 60 tra i massimi esperti nazionali di una malattia oncologica tra le più temute.

La patologia, ricorda una nota, si divide in due sottogruppi: il carcinoma a piccole cellule o microcitoma – che si caratterizza per cellule a chicco d’avena – che rappresenta da solo il 15% dei casi, in cui, salvo casi diagnosticati in fase molto precoce, la chirurgia non ha alcuna indicazione. Il carcinoma non a piccole cellule (Nsclc) invece rappresenta circa l’85% dei casi di tumore polmonare.

“Tra questi vi è una quota sempre più crescente di tumori caratterizzati da un’alterazione molecolare, che possono essere trattati con terapie mirate – afferma Emilio Bria, coordinatore della Ricerca clinica sui tumori del polmone del Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs, direttore Uoc Oncologia medica Ospedale Isola Tiberina – Gemelli Isola di Roma – Un esempio è rappresentato da alectinib per la malattia Alk traslocata in stadio avanzato, terapia consolidata da anni in pratica clinica, che conferma i dati di efficacia e il buon profilo di tollerabilità e maneggevolezza emersi negli studi clinici. Attualmente – sottolinea lo specialista – la Regione Lazio ha costituito un piano per riorganizzare le reti oncologiche in modo più funzionale e nel rispetto delle esigenze territoriali, inclusa quella del tumore del polmone. Ha promosso e avviato specifici tavoli di lavoro proprio per aggiornare e definire un nuovo Pdta”, un percorso “a valenza regionale, con criteri di accesso e di percorso che possano rappresentare un riferimento per tutte le aziende sanitarie che si propongono nel trattare la neoplasia”. Quello ospitato a Roma è il secondo di 3 appuntamenti nazionali di ‘Excellence in lung cancer’.

“Sul fronte del microcitoma in stadio esteso, l’introduzione dell’immunoterapia ha rappresentato una novità rilevante – spiega Federico Cappuzzo, direttore di Oncologia medica 2 presso l’Int Regina Elena di Roma – Finalmente abbiamo ottenuto un miglioramento e soprattutto un aumento della percentuale dei pazienti lungosopravviventi, come osservato all’interno dello studio di estensione IMbrella A che include i pazienti dello studio IMpower 133. I dati emersi confermano i benefici ottenuti nella frazione di pazienti analizzati sul controllo a lungo termine della malattia (12% di pazienti vivi a 5 anni). E’ perciò possibile incidere sulla sopravvivenza della neoplasia”.

Oggi l’immunoterapia come trattamento singolo o in associazione alla chemioterapia è diventata il nuovo standard di cura per il tumore al polmone, con l’opportunità di scegliere la modalità di somministrazione. Infatti, recentemente la terapia con atezolizumab è stata resa disponibile dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema) anche nella formulazione sottocutanea, garantendo vantaggi ai clinici ai pazienti e alle strutture sanitarie. Importanti traguardi sono stati raggiunti grazie a queste terapie a bersaglio molecolare, target therapy, in particolare con alectinib, un farmaco inibitore di Alk che agisce bloccando l’attività di questo recettore, riducendo così la crescita e la proliferazione del tumore. “Lo studio Alina ha definito per primo il ruolo di inibitori specifici per i pazienti con riarrangiamento di Alk in fase precoce di malattia, dopo resezione chirurgica – evidenzia Bria – Lo studio si è confrontato direttamente con la chemioterapia adiuvante, che per gli oncologi ha rappresentato per anni un trattamento ‘scomodo’, offrendo un beneficio per i pazienti, ma a fronte di un rischio di tossicità rilevante. Sarà quindi ora possibile sostituire la chemioterapia con una terapia ben tollerata e che aumenta le probabilità di guarigione. Il farmaco rappresenta perciò un elemento cruciale nell’evoluzione dei trattamenti e delle prospettive dei pazienti”.

“Il mondo della medicina di precisione e delle target therapy per il tumore polmonare è destinato a crescere – commenta Silvia Novello, Università di Torino Aou San Luigi Gonzaga, Orbassano – La sfida maggiore, per questa tipologia di trattamenti, continuerà ad essere lo studio dei meccanismi di resistenza per poter offrire migliori opportunità ai pazienti. Per quanto riguarda l’immunoterapia, la vera rivoluzione è stata la sua adozione nelle fasi precoci di malattia, sia nel setting perioperatorio, ovvero prima e dopo l’intervento chirurgico, sia nel setting adiuvante, ovvero dopo l’intervento chirurgico. Questa tipologia di trattamento è inserita in uno schema nuovo, che vede la combinazione e l’integrazione delle due tipologie di cure. Gli eventi di aggiornamento come questo che si apre oggi a Roma – conclude – sono di fondamentale importanza perché le novità scientifiche sono tante ed incalzanti e il confronto costruttivo tra i diversi specialisti è ormai imprescindibile”.

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