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Tumori: sempre più donne in Italia ai vertici della ricerca

21 Ottobre 2022

Roma, 21 ott. (Adnkronos Salute) – Sempre più donne in Italia ai vertici della ricerca. Gabriella Pravettoni, direttrice della Applied Research Division for Cognitive and Psychological Science all’Istituto europeo di oncologia di Milano, si è aggiudicata il premio Upo Alumni ‘Award for Women in Academy and Research’, il riconoscimento giunto alla seconda edizione e promosso dall’Associazione laureate e laureati, con cui l’Università del Piemonte Orientale premia le donne che più si sono distinte in termini di carriera accademica e ricerca. Il premio è stato consegnato dal rettore Gian Carlo Avanzi, nell’aula magna del Campus ‘Perrone’ a Novara, in occasione del convegno internazionale ‘Innovators in Breast Cancer’.

Oltre a vantare un prestigioso curriculum accademico e scientifico, Pravettoni è l’unica psicologa in Italia diventata direttrice di un dipartimento di oncologia. “Il mio mentore, Umberto Veronesi, diceva sempre che ‘togliere un tumore da un corpo è facile, molto più difficile è eliminarlo dalla mente’. Ecco, l’importanza della psico-oncologia è tutta qui – sottolinea Pravettoni – nella necessità di umanizzare quanto più possibile le cure, non dimenticando mai che con malattie o parti del corpo noi medici abbiamo a che fare con persone”.

Le donne medico sono sempre più. “Un tempo le donne erano meno portate a puntare sulla carriera e, nei pochi casi in cui accadeva, venivano viste dai colleghi maschi come un potenziale concorrente con cui era facile entrare in conflitto. Oggi tutto questo non esiste quasi più – afferma – la collaborazione tra maschi e femmine è molto frequente. E io ne sono la prova provata: per tre anni sono stata responsabile di dipartimento, da quindici sono direttrice di divisione psico-oncologica”.

Secondo l’esperta, “le donne sanno gestire al meglio l’affettività delle persone, la loro parte emotiva. Hanno una spiccata capacità di ascolto e sono in grado di gestire le asperità collegate a situazioni più razionali. Di sicuro, in oncologia le donne si trovano più a loro agio e hanno maggior facilità ad affermarsi perché si ha più spesso a che fare con il dolore: le diagnosi di tumore sono tsunami che travolgono la vita delle persone e la capacità di ascolto e la sensibilità sono spesso la chiave per creare più facilmente una relazione di aiuto tra medico e paziente”.

La conferma arriva dai numeri. “E’ stato calcolato che in Italia il 70% dei medici oncologi sia costituito da donne, anche se solo il 15% di loro ricopre posizioni apicali. Ma quest’ultimo dato è destinato a mutare in fretta e la situazione del Piemonte lo dimostra – spiega Massimo Aglietta, coordinatore della Rete oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta e direttore di Oncologia medica all’Istituto per la ricerca sul cancro di Candiolo – Ad oggi, i primari di oncologia donne sono ben 6, a fronte di 8 uomini. Un dato che pone sotto questo aspetto la nostra regione al top anche a livello nazionale. Sono certo che nel giro di sei o sette anni le donne primario supereranno per numero i loro colleghi uomini. E’ solo questione di tempo”.

“Sono certo che questo riconoscimento possa costituire un ulteriore impulso per le nostre giovani ricercatrici – commenta il rettore Avanzi – in generale per la componente femminile del nostro ateneo, da sempre centrale e determinante per fare dell’Università del Piemonte Orientale un luogo aperto, inclusivo e che promuove le pari opportunità contrastando ogni tipo di discriminazione”.

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