Ucraina: psichiatri, ‘fatalisti o iperrealisti, italiani divisi su paura atomica’
Roma, 4 ott. (Adnkronos Salute) – Gli italiani non sono tutti uguali rispetto alla paura della guerra nucleare, ma, con qualche approssimazione, “possono essere rappresentati in due grandi gruppi: fatalisti e iperrealisti. Due risposte psicologiche agli antipodi che rappresentano le due grandi aree che contraddistinguono le psicologie delle masse”. Lo spiega all’Adnkronos Salute Massimo di Giannantonio, co-presidente della Società italiana di psichiatria (Sip) sottolineando però che in questo momento “prevalgono i timorosi ‘rafforzati’ da un periodo complesso con tutte le emergenze vissute o in atto” che scontano anche “stati di ansia e stress”.
La reazione per l’escalation nucleare, precisa Di Giannantonio, “porta con se le modalità che ciascuno di noi ha nel gestire le problematiche quotidiane nella vita reale. Vi sono una serie di persone, quindi, che, a fronte della valutazione del rischio potenziale o virtuale elaborano una risposta di tipo fatalistico che si affida alla ‘divina provvidenza’ e alla buona sorte, convinte del fatto che comunque le difficoltà debbano essere superate. Da qui una visione non allarmistica, non drammatizzata e senza ansia fobica”.
Dall’altra parte “vi è una massa di popolazione, più ampia, iperrealista. Per queste persone ogni notizia, ogni novità, può essere quella del peggio che sta arrivando, della tragedia che sta per realizzarsi. E questo causa un senso di grande preoccupazione, di grande ansietà. Produce alterazioni a livello neurobiologico, del ritmo sonno-veglia, della secrezione di adrenalina e di noradrenalina, in pratica una condizione di iper-allarme. E c’è anche il grande rischio, per alcuni, di diventare troppo vulnerabili ad ogni stimolo, che può essere anche subliminale, ed aprirsi a uno stato di iper-eccitabilità che allontana dal contatto con la realtà quotidiana”.
I due gruppi, precisa Di Giannantonio, tecnicamente sono definiti “‘campo dipendenti’, ovvero persone estremamente dipendenti da ciò che accade nell’ambiente circostante e che sono facilmente messe in crisi dalle condizioni esterne che mutano. Ci sono poi i ‘campo indipendenti’, che restano fedeli alle loro sicurezze e non si fanno eccessivamente influenzare dall’esterno. In questo modo limitano i danni e le conseguenze di ciò che accade all’ambiente”, conclude.
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