Cesvi: “In Africa le persone denutrite aumenteranno da 282 a 298 milioni nel 2030”
Roma, 29 nov. (Adnkronos) – In Asia meridionale i tassi di sottonutrizione infantile sono preoccupanti e la denutrizione della popolazione in generale è elevata. Il tasso di deperimento infantile è del 14,8%, il più alto al mondo, più del doppio dell’Africa subsahariana (6,0%). Un fattore centrale è il cattivo stato nutrizionale materno. E’ quanto emerge dall’Indice Globale della Fame (Global Hunger Index – Ghi), tra i principali rapporti internazionali sulla misurazione della fame nel mondo, curato da Cesvi per l’edizione italiana e redatto annualmente da Welthungerhilfe e Concern Wordlwide, organizzazioni umanitarie che fanno parte del network europeo Alliance2015.
L’Africa a Sud del Sahara ha il livello di denutrizione (21,7%, in forte aumento dal 16,8% del 2010-2012) e il tasso di mortalità infantile (7,4%) più alti al mondo: ad aumentare l’insicurezza alimentare è il cambiamento climatico, visto che nella regione si verificano in modo sproporzionato disastri che impattano su agricoltura e sicurezza alimentare, assieme a fattori come la pandemia di Covid-19 e la guerra russo-ucraina. L’Africa è l’unica zona al mondo dove si prevede un aumento significativo del numero di persone denutrite: dai 282 milioni del 2022 a 298 milioni nel 2030.
Asia occidentale e Nord Africa hanno il terzo punteggio di Ghi 2023 più alto (11,9, moderato), con i dati più elevati in Yemen e Siria (39,9 e 26,1), entrambi devastati da conflitti armati. Preoccupa il peggioramento in America Latina e Caraibi dal 2015, dove in nove Paesi la fame è aumentata: Argentina, Bolivia, Brasile, Costa Rica, Ecuador, Haiti, Paraguay, Trinidad e Tobago e Venezuela. Il costo medio di una dieta sana nella regione è il più alto al mondo, così come lo è la disuguaglianza di reddito, e il costo degli alimenti è in aumento. In Asia orientale e Sud-est asiatico si trova il secondo punteggio di GHI 2023 più basso: per Corea del Nord, Papua Nuova Guinea e Timor Est i livelli sono gravi, moderati in vari Paesi, bassi in Cina, Figi e Mongolia.
Con un punteggio di 6,1 (basso), la regione Europa e Asia centrale ha i migliori risultati. Tuttavia, nel periodo 2020-2022 il 10,5% della popolazione dell’Europa orientale e il 18,4% di quella dell’Asia centrale hanno sperimentato un’insicurezza alimentare moderata o grave. Nell’America settentrionale, nel 2020-2022 il 7,8% della popolazione ha sperimentato un’insicurezza alimentare moderata o grave, così come il 5,1% in Europa settentrionale, l’8,5% in Europa meridionale e il 4,9% in Europa occidentale. Tra il 2021 e il 2022 sia l’America settentrionale sia l’Europa hanno registrato una leggera crescita dell’insicurezza alimentare moderata o grave; questa tendenza all’aumento è stata riscontrata in tutte le sottoregioni dell’Europa, ad eccezione dell’Europa meridionale. L’elevata inflazione interna dei prezzi alimentari ha messo sotto pressione, infatti, sia i Paesi a basso sia ad alto reddito, anche in queste zone.
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