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Crisi energetica, bisogna diversificare. Il ruolo del Gnl

3 Marzo 2022

Roma, 3 mar. – (Adnkronos) – “Abbiamo chiaro che qualunque accordo si faccia, tanto con Paesi come la Russia quanto con Paesi come quelli del Nord Africa, collegandoci con infrastrutture permanenti come i gasdotti, evidentemente ci si sottopone a un rischio di vulnerabilità elevata perché tutti questi Paesi sono a rischio, e in questi giorni lo stiamo sperimentando. Già in passato, l’utilizzo del gas naturale liquefatto era stato indicato come strada principale della diversificazione degli approvvigionamenti energetici, perché, essendo liquefatto, consente di essere trasportato via nave, enormi quantità di energia in volumi estremamente ridotti, e questo consente di poter acquistare in aree che non necessariamente richiedono un’infrastruttura permanente come sono i gasdotti”. Così all’Adnkronos il presidente di Assogasliquidi-Federchimica, Andrea Arzà.

“Per aumentare la flessibilità di un Paese – continua – non vi è dubbio che oggi il prodotto più rilevante sia il Gnl, non è un caso che in un momento di crisi come quella attuale è un prodotto che sta più di tutti performando al rialzo. Tutti cercano di compensare le debolezze dei propri sistemi utilizzando il Gnl”. Ma, sottolinea il presidente di Assogasliquidi, “il Gnl può mitigare la carenza che potrebbe verificarsi se si interrompessero i flussi dalla Russia ma non può essere la soluzione perché non ci sono i tempi tecnici per realizzare le infrastrutture in grado di assorbire i volumi. Non dimentichiamo che circa un quarto dell’energia che consuma il nostro Paese arriva dalla Russia”.

“Non si può pensare di compensare i volumi dei flussi che arrivano dall’Unione Sovietica con il Gnl, l’Italia non ha le infrastrutture ma non le ha neanche l’Europa. La cosa andava progettata e realizzata anni addietro – sottolinea Arzà – La diversificazione delle fonti rimane un tema: abbiamo avuto governi che si sono susseguiti con atteggiamenti populistici e irresponsabili nei confronti dell’autonomia e dell’indipendenza del Paese. Abbiamo deciso di prendere posizione contro la ricerca sul suolo italiano di idrocarburi, anche con il gas naturale, ed è la prima idiozia; la seconda, è che non ci siamo dotati di infrastrutture adeguate per diversificare e in questo momento siamo uno dei Paesi che soffre maggiormente della politica internazionale. Queste scelte vanno fatte per tempo”.

“Sia dal punto di vista della flessibilità dei sistemi di approvvigionamento sia dal punto di vista della diversificazione delle soluzioni per rendere l’uso e la produzione e il consumo più sostenibili – aggiunge Arzà – non si può adottare un’unica soluzione sennò il principio fondamentale di indipendenza, di resilienza e di capacità di reazioni di fronte alle crisi viene meno e spero che questa volta la lezione la apprendiamo. Quando sento dire che l’unica soluzione energetica per ridurre le emissioni di CO2 è il vettore elettrico, è un’altra dimostrazione che non impariamo nulla da queste crisi. Dobbiamo puntare sulla diversificazione, è l’unico modo che ha un Paese moderno e avanzato come l’Italia di essere autonomo e capace di resistere in caso di situazioni limite come quella attuale”.

“Il Gnl è anche la soluzione più ambientalmente sostenibile perché è un’energia che nella sua combustione non rilascia polveri, e l’Italia ha già avuto un’infrazione contestata dall’Unione Europea e siamo a rischio di una seconda procedura; abbiamo un bacino come la pianura padana che è perennemente al di fuori dei limiti previsti per le emissioni di polveri. I consumi di Gnl non vanno a impattare ma vanno a ridurre le polveri. E anche dal punto di vista delle emissioni di CO2, tra tutte le fonti fossili non vi è dubbio che la più virtuosa siano il Gnl e il Gpl. peccato che la politica italiana non ne tenga conto”.

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