La mobilità urbana diventa fluida, tra soft e active mobility
Bologna, 31 mag. (Adnkronos) – La mobilità nelle nostre città sta cambiando. La visione sul modo di spostarsi si estende ormai dal concetto di automobile e motocicletta individuale per arrivare a mezzi di trasporto di diversa natura in cui la bicicletta recita un ruolo da protagonista, confermato dalla grande espansione della domanda (2 milioni di pezzi venduti nel 2021 di cui 295mila a pedalata assistita +5% sull’anno precedente) , sia per trasferimenti a breve e medio raggio che per il tempo libero e lo sport. Tanto che le categorie stanno cambiando. Il pedone, il ciclista, l’automobilista e il motociclista spesso sono la stessa persona che usa diversi mezzi in diverse occasioni.
Suzuki ha organizzato a Bologna una tavola rotonda sulla mobilità del futuro, ‘L’integrazione tra la soft e la active mobility verso una modalità più fluida’. Leitmotiv dell’incontro è che non esiste più un solo tipo di fruitore e di mezzo di trasporto e che soprattutto tutti possono convivere a seconda delle esigenze e delle percorrenze che le persone devono affrontare. “Nessuno può dire come sarà l’auto del futuro – commenta Massimo Nalli, presidente Suzuki Italia – però qualche indizio ce lo abbiamo. Io non credo che ci sarà una tecnologia che sconfiggerà le altre, difficile pensare che la vettura elettrica, da sola, possa soddisfare tutte le esigenze. Avremo diversi modi di spostarci, tra cui l’automobile, l’automobile elettrica e aggiungerei l’automobile ibrida che riesce ad abbattere quasi della totalità le emissioni e consente a chi ne ha bisogno lunghi spostamenti. In più aggiungerei la tecnologia alimentata ad idrogeno che a lungo termine è forse più sostenibile di una batteria alimentata con corrente elettrica che non sappiamo se viene prodotta in modo sostenibile. A questi si aggiungono mezzi alternativi o complementari come la bicicletta”.
Si parla quindi di mobilità fluida. Ovvero il mezzo giusto per l’esigenza contingente. Per andare al lavoro o magari in centro città con la bici, per raggiungere i luoghi di villeggiatura, invece, con l’automobile. E’ il futuro? “Io credo di sì – continua Nalli – a seconda della lunghezza e magari del numero di persone che viaggiano con noi, si sceglieranno mezzi diversi. La bicicletta in Italia, visto il meteo, parte avvantaggiata, c’è ancora del lavoro da fare sulle infrastrutture ma abbiamo avuto modo di lavorare con le istituzione in Emilia Romagna e li abbiamo trovati molto sensibili sul tema ciclabili”.
Quando si parla di viabilità e di diversi mezzi di trasporto il tema vira spesso anche sulla convivenza tra automobilisti e ciclisti sulla strada. “La convivenza può essere difficile – osserva Davide Cassani, ex ct nazionale di Ciclismo – perché la bici va piano e a volte intralcia il traffico. Ma bisogna pensare che una bicicletta in più, significa una auto in meno sulla strada e l’aria che respiriamo e il traffico ne guadagnano. E’ una questione di cultura. Se nei paesi del Nord metà della gente si reca al lavoro in bicicletta, (addirittura a Copenaghen il 64% dei lavoratori va in ufficio in bicicletta), penso che anche in Italia possiamo migliorare i nostri numeri (in Italia solo l’8% delle persone usa la bici tutti i giorni) perché abbiamo un clima migliore, dobbiamo solo creare le infrastrutture per permettere ai ciclisti di essere sicuri e agli automobilisti di andare sulle loro strade senza intralci”.
Alla tavola rotonda, moderata dallo scrittore e giornalista Federico Quaranta hanno partecipato, Paolo Magri, Presidente di Ancma (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori), Massimo Nalli, presidente di Suzuki Italia Spa, Giuliano Giubelli, componente consiglio presidenza di Fiab (Federazione Italiana Ambiente Bicicletta), Davide Cassani, presidente Apt Emilia Romagna, Angelo Sticchi Damiani, presidente Aci e il giornalista Marino Bartoletti.
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