Cordone ombelicale, donarlo apre a un nuove possibilità di cura
Ha proprietà eccezionali il sangue cordonale, quello del neonato che rimane nella placenta e nel cordone ombelicale dopo la nascita del bambino e il taglio del cordone. La presenza delle cellule staminali emopoietiche (ovvero destinate alla formazione degli elementi presenti nel sangue) rende il sangue cordonale utile nella terapia di patologie oncologiche ed ematologiche come leucemie, linfomi, patologie tumorali degli organi, disturbi dell’emopoiesi ereditari o acquisiti, malfunzionamenti del sistema immunitario, disturbi del metabolismo ecc. Il sangue cordonale viene raccolto in una sacca sterile, che viene definita “unità di sangue cordonale”. La raccolta richiede pochi minuti e non comporta alcun rischio né per la madre né per il neonato e prevede il recupero del sangue rimasto. Entro 36 ore dalla raccolta la sacca viene portata alla Banca del sangue cordonale dove è valutata l’idoneità per il trapianto, quindi congelata e conservata in azoto liquido per oltre 30 anni. Le unità di sangue cordonale non idonee al trapianto potrebbero essere utili per le trasfusioni dei neonati pretermine o per la guarigione di lesione cutanee e mucose, per la cura del piede diabetico, per la cura di patologie in campo oculistico, nel trattamento di pseudoartrosi. Per diventare donatrici di sangue cordonali basta comunicare la propria volontà al personale del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale in cui si intende partorire e compilare un questionario anamnestico e un consenso alla donazione prima dell’inizio del travaglio di parto. La donazione è totalmente gratuita, indolore e senza nessun rischio per la mamma e il bambino. Rappresenta un materiale di scarto che puo’ essere un salvavita per un paziente che necessita di trapianto. Le mamme potranno comunque, anche al momento del parto, riconsiderare la loro decisione.
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