Wwf: “In 50 anni distrutto il 69% della fauna selvatica”
Dal 1970 le popolazioni di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci in tutto il mondo hanno subito un calo medio devastante: le popolazioni di fauna selvatica monitorate dal Living Planet Report (Lpr) 2022, il rapporto biennale sulla salute del pianeta, che il Wwf lancia oggi a livello globale, sono calate in media del 69%. Il report evidenzia le “drammatiche prospettive dello stato di salute della natura e lancia un appello urgente ai governi, alle imprese e all’opinione pubblica: serve subito un’azione di trasformazione per invertire la drammatica perdita di biodiversità che, insieme all’emergenza del cambiamento climatico indotto dall’uomo, minaccia il benessere delle generazioni attuali e future”. LE CAUSE – Secondo il Living Planet Report le principali cause del declino delle popolazioni di fauna selvatica sono i cambiamenti nell’uso del suolo e del mare, lo sfruttamento eccessivo di piante e animali, il cambiamento climatico, l’inquinamento e le specie aliene invasive, le minacce provenienti da agricoltura, caccia e bracconaggio, e deforestazione sono particolarmente gravi ai tropici; mentre hotspot di inquinamento sono particolarmente importanti in Europa. Inoltre a meno che non limitiamo il riscaldamento globale a meno di 2°C, o preferibilmente 1,5°C, è probabile che il cambiamento climatico diventi la causa principale della perdita di biodiversità e del degrado degli ecosistemi nei prossimi decenni.
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