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Donald Trump

GiuraMento

Cosa sarà la presidenza Trump lo vedremo, così come vedremo la reazione degli elettori americani alle scelte, alle promesse e alle conseguenze del neoeletto presidente americano

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Cosa sarà la presidenza Trump lo vedremo, così come vedremo la reazione degli elettori americani alle scelte, alle promesse e alle conseguenze del neoeletto presidente americano

Sostenere di avere ripreso gli Stati Uniti in una situazione drammatica è possibile solo con abbondante licenza poetica: il peso internazionale è ai massimi; la quota di prodotto globale stabile negli anni (26%) e crescente a un ritmo assai più alto di noi europei; americane sono le multinazionali digitali che dominano il mondo; la Russia è impantanata in una guerra che non vince mentre la Cina rallenta e fa i conti con la crisi demografica; anche per il comune cittadino le cose non vanno male, visto che la disoccupazione è bassa e l’inflazione (assai più bassa che nel passato) è già stata imbrigliata. Che le cose vadano male può pure essere uno stato d’animo, ma non è la realtà. Epperò diventa realtà politica, come si è visto e si vede.

Cosa sarà la presidenza Trump lo vedremo, come vedremo la reazione degli elettori americani alle scelte che avrà fatto e alla corrispondenza fra le promesse e le conseguenze. Per ora siamo ancora ai fuochi d’artificio della campagna elettorale. La seconda presidenza Trump ha caratteristiche diverse dalla prima: è già nella storia, è già una pagina che segnerà uno spartiacque temporale e forse l’istrionico protagonista ha maturato il desiderio di uno spazio temporale che non sia solo al presente. Il suo discorso inaugurale ha avuto toni messianici, proiettato in un futuro millenario e in ruvida rottura con il passato-presente. Il tutto preceduto dal lancio di una sua personale criptovaluta.

Naturale che gli occhi siano puntati su Trump, ma sbagliato guardare soltanto da quella parte. Il risultato elettorale è stato un trionfo trumpiano, ma se si guarda non solo alla presidenza e ai seggi si coglie un tema che accomuna molte democrazie occidentali: ha votato quasi il 64% degli aventi diritto e Trump ha preso il 49,8% dei voti, mentre più del 48% ha votato Harris. O forse ha votato contro Trump. Vittoria piena e legittima, ma non la si scambi con il ritratto degli Usa.

Osservazione inutile, però, se tanta parte delle democrazie non ha rappresentanza decente. La candidata che Trump sconfisse nel 2016 era la moglie di un ex presidente. Nel 2020 è stato sconfitto da un ex vice presidente. Nel 2024 ha battuto la vice presidente. Sono sempre gli stessi. I democratici vivono una impressionante crisi di classe dirigente. Ed è la stessa cosa che succede nelle democrazie europee. I più giovani non fanno politica, considerano l’esistente come assodato e la battaglia elettorale trascurabile: preferiscono carriere e soldi. E del resto, Trump per vincere ha raso al suolo la classe dirigente dei repubblicani. Non è simile a quel che succede in Europa, con il conservatorismo soppiantato dall’istrionismo anti sistema?

Prendete tanti commenti odierni, fatti negli Usa e in giro per le democrazie (dove non c’è democrazia non ci sono commenti). Due sono le cose che gli antipatizzanti di Trump osservano: a. ha detto tutto e il contrario di tutto, si è scagliato contro la Cina e strizza l’occhio ai cinesi, il che mette il suo popolo reazionario in conflitto con le ondate di destra tecnocratica che lo hanno sospinto; b. presto deflagrerà il conflitto fra lui e Musk. Può darsi, ma sperare che Trump si elimini da solo è come rendere noto di non avere un’idea una da far valere. E questa è la condizione di tanta parte delle sinistre, nel mondo democratico: vanno a rimorchio dei temi altrui e sperano che siano i vincitori a sbagliare (in Italia quanto si è strologato sui conflitti fra Meloni e Salvini?).

Un esempio: inutile piagnucolare perché Musk influenza il mondo con X e puerile sperare che inciampino su TikTok (dove si contraddicono), sarebbe più utile raccontare ai cittadini che tutto questo funziona secondo codici e istruzioni (l’algoritmo) segreti e che questi dovrebbero essere resi pubblici. Sarebbe più trasparente, più libero e più concorrenziale.

Trump è da ieri il nuovo presidente statunitense e se sarà un problema lo sapremo. Quel che già sappiamo è che sono gli altri ad avere un problema: scarseggiando di idee combattono sugli umori e scarseggiando di classe dirigente attaccano quella altrui. Ricetta perdente.

Di Davide Giacalone

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