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7 ottobre, il giorno maledetto per tutti noi

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Il 7 ottobre 2023 è una data spartiacque per tutti noi. Il fallimento fu di tale portata che neppure i due anni da incubo che sono seguiti potranno salvare i responsabili politici

7 ottobre

7 ottobre, il giorno maledetto per tutti noi

Il 7 ottobre 2023 è una data spartiacque per tutti noi. Il fallimento fu di tale portata che neppure i due anni da incubo che sono seguiti potranno salvare i responsabili politici

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7 ottobre, il giorno maledetto per tutti noi

Il 7 ottobre 2023 è una data spartiacque per tutti noi. Il fallimento fu di tale portata che neppure i due anni da incubo che sono seguiti potranno salvare i responsabili politici

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Il 7 ottobre 2023 è una data spartiacque per tutti noi. È il giorno – quante volte lo abbiamo ricordato e sottolineato – della più grave sconfitta di intelligence e anche di carattere militare della storia dello Stato di Israele. Il più clamoroso, sanguinoso fallimento per quella che è una certezza fondamentale nell’equilibrio psicologico dei cittadini israeliani: la sicurezza. Equilibrio da allora infatti messo a durissima prova e non ancora recuperato.

Il fallimento fu di tale portata che neppure i due anni da incubo che sono seguiti potranno salvare i responsabili politici e militari da essere prima o poi chiamati a risponderne.
È presumibile da una commissione di inchiesta, se non da tribunali israeliani e di sicuro dal tribunale della storia.

Ci riferiamo al premier Benjamin Netanyahu e al suo governo che nella furibonda, sproporzionata e angosciante reazione seguita a quel giorno infame, hanno cercato anche una protezione, una copertura al fallimento e alle responsabilità che andranno infine accertate o escluse. Vertici militari e dell’intelligence hanno tratto le loro conclusioni dimettendosi, nessuno nella sfera politica.

Scrivevamo che nella tragedia del 7 ottobre siamo stati coinvolti tutti: non solo perché nell’ultima settimana l’Italia è stata attraversata da un gran numero di cortei, manifestazioni, scioperi, polemiche politiche furibonde e dal solito armamentario di chi, nel secolare conflitto arabo israeliano, ha sempre visto un’occasione per lucrare posizioni politiche interne.
Magari molti non ci avranno neppure pensato ma lo stesso elenco che abbiamo appena stilato è la prova che non solo Israele e gli israeliani, ma l’intero Occidente – e quindi noi – è caduto in buona misura nella trappola mortale tesa da Hamas con il pogrom del 7 ottobre 2023.

Indurre Israele, proprio come accaduto, a una reazione spropositata, incontrollata e incontrollabile, isolarlo dai suoi alleati naturali e dal suo mondo di riferimento grazie agli estremismi del governo era ciò che voleva Hamas.
Lucrando con un cinismo spietato e dichiarato fin nei minimi particolari dai capi sulla morte dei civili innocenti, cercando la loro strage per mano della reazione israeliana che si voleva sproporzionata e inarrestabile e si è avuta tale per l’incapacità del governo di Gerusalemme di comprendere in quale inferno stesse andando a finire.

E così, a due anni dal 7 ottobre, Israele vive un isolamento mai visto e immaginato, tanto per cominciare nei cuori e nel cervello di milioni di persone in giro per il mondo, ma non si riconosce più. Vive una polarizzazione interna potenzialmente devastante.
Come polarizzati siamo noi, prigionieri di una guerra ideologica e dei sacerdoti del bene e del male.

Smettere di riflettere, di considerare le ragioni e i torti di tutti è un prezzo che non accettiamo di pagare per quel giorno maledetto.

di Fulvio Giuliani

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