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Abbondanze diurne in America Latina

Una fitta agenda elettorale in America Latina: quest’anno si terranno le presidenziali in Brasile, Colombia, Costa Rica e Messico.
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Abbondanze diurne in America Latina

Una fitta agenda elettorale in America Latina: quest’anno si terranno le presidenziali in Brasile, Colombia, Costa Rica e Messico.
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Abbondanze diurne in America Latina

Una fitta agenda elettorale in America Latina: quest’anno si terranno le presidenziali in Brasile, Colombia, Costa Rica e Messico.
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Una fitta agenda elettorale in America Latina: quest’anno si terranno le presidenziali in Brasile, Colombia, Costa Rica e Messico.
I giornalisti che seguono il Brasile, soprattutto se freelance, qualche preoccupazione ce l’hanno: se a ottobre Bolsonaro non vince le elezioni ci sarà meno da scrivere. Niente più viaggi in moto o a cavallo, nella folla e senza mascherine, dirette social a ruota libera o polemiche sulla deforestazione in Amazzonia. Certo c’è l’ipotesi, molto accreditata dai sondaggi, che torni al potere Luis Inácio “Lula” da Silva, un revival che promette il clamore della vendetta, ma a rischio stanchezza, come tutte le repliche. Il vero colpaccio mediatico sarebbe la vittoria di Sergio Moro, ex magistrato col pallino per Giovanni Falcone, protagonista delle inchieste anti corruzione che hanno travolto l’intera famiglia politica che faceva capo allo stesso Lula. Nell’agenda 2022 delle elezioni latinoamericane c’è però altro: il 29 maggio le urne si apriranno in Colombia, oggi forse il principale punto di riferimento degli Stati Uniti nel sub-continente: qui la Costituzione dice che il presidente uscente, il conservatore Ivan Duque, non può aspirare a un secondo mandato. I sondaggi sostengono la candidatura a sinistra di Gustavo Petro, già sindaco di Bogotà con un passato nella guerriglia e simpatie socialiste che tengono sulle spine la Casa Bianca e il ruggente ceto medio locale. La destra di governo paga d’altro canto anni di polemiche per le tante ombre nei legami con forze di sicurezza, regolari e non, abituate a combattere le bande armate sul filo dell’illegalità. L’altra opzione è quella del progressista moderato Sergio Fajardo, considerato però intellettuale troppo tiepido per soddisfare una piazza assetata di novità. Il quadro delle presidenziali si completa con la Costa Rica che sceglierà a febbraio il successore di Carlos Alvarado, senza al momento un chiaro favorito.  Tra gli appuntamenti rimasti, se ne segnalano altri due: il 9 gennaio si ripetono le elezioni a governatore dello Stato venezuelano di Barinas, test cruciale per lo stato di salute delle opposizioni. Ed entro dicembre il Messico andrà alle urne per decidere se confermare o meno il presidente Andrés Manuel López Obrador per i tre anni di mandato che restano: un referendum revocatorio che lo stesso capo di Stato ha fortemente voluto contro i «conservatori che hanno paura della democrazia». E che anche per questo in pochi oggi scommettono che potrebbe perdere. di Raffaele Bertini

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