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La Corte Costituzionale della Romania ha annullato i risultati del primo turno di elezioni presidenziali

Annullati i risultati elettorali in Romania, il Paese torna alle urne

La Corte Costituzionale chiede un nuovo voto per eleggere il presidente della Romania, dopo aver identificato «ingerenze russe» nei risultati del 24 novembre

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Annullati i risultati elettorali in Romania, il Paese torna alle urne

La Corte Costituzionale chiede un nuovo voto per eleggere il presidente della Romania, dopo aver identificato «ingerenze russe» nei risultati del 24 novembre

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Annullati i risultati elettorali in Romania, il Paese torna alle urne

La Corte Costituzionale chiede un nuovo voto per eleggere il presidente della Romania, dopo aver identificato «ingerenze russe» nei risultati del 24 novembre

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La Corte Costituzionale chiede un nuovo voto per eleggere il presidente della Romania, dopo aver identificato «ingerenze russe» nei risultati del 24 novembre

Colpo di scena in Romania alla vigilia del ballottaggio per le elezioni presidenziali: la Corte Costituzionale ha annullato il risultato del primo turno di votazioni, da cui era uscito vincitore il nazionalista filorusso Calin Georgescu. Secondo i giudici la campagna elettorale sarebbe stata influenzata in maniera massiccia dal Cremlino.

Facciamo un passo indietro. Il 24 novembre i romeni hanno scelto tra nove candidati i due che si sarebbero incontrati al secondo turno. Le urne hanno premiato due figure diametralmente opposte. Da un lato la liberale europeista Elena Lasconi, forte del 19,2% dei consensi. Dall’altro l’ex ministro dell’Ambiente Calin Georgescu, noto per le sue posizioni anti-Nato, anti-occidentali e assai critiche nei confronti dell’Unione Europea e del supporto all’Ucraina. A sorpresa, il 22,9% degli elettori ha votato per lui.

Subito si sono alzati cori di protesta. Georgescu, infatti, arrivava dal nulla, con una campagna elettorale basata quasi del tutto su TikTok e Telegram, urlata e virale. Visti i toni e i temi apertamente filorussi, il verdetto è stato scontato: c’era lo zampino di Mosca. A denunciare è stato il presidente uscente, Klaus Iohannis, che ha subito presentato ricorso denunciando le ingerenze del Cremlino (che, da parte sua, ha negato ogni coinvolgimento).

La Corte Costituzionale ha subito aperto un fascicolo, rimandando la proclamazione dei risultati definitivi del voto al 6 dicembre. Nel frattempo il Paese è tornato alle urne per rinnovare il Parlamento il 1° dicembre, segnando una vittoria di misura dei socialdemocratici (22,3%), seguiti a strettissimo giro dai nazionalisti e dai liberali. Tutto in attesa del secondo turno delle presidenziali, previsto per l’8 dicembre.

Ma la Corte, invece di annunciare i risultati, ha rimescolato le carte. A seguito del ricorso di Iohannis e alla consegna, da parte dell’intelligence di Bucarest, di documenti che attestano il finanziamento, da parte del Cremlino, della campagna elettorale di Georgescu, i giudici hanno deciso di annullare l’intero processo di voto presidenziale.

Georgescu avrebbe beneficiato di una campagna su TikTok simile ad operazioni condotte dalla Russia in Ucraina e Moldavia. Circa 25 mila account «sono diventati molto attivi due settimane prima della data delle elezioni», secondo i documenti. Circa 800 di questi hanno avuto un’attività molto bassa fino all’11 novembre. Nei rapporti si legge anche di un account TikTok che avrebbe effettuato pagamenti per 381 mila euro in un solo mese a utenti che promuovevano Georgescu.

Non resta che ripartire da zero, con un nuovo primo turno presidenziale (forse il 22 dicembre). Intanto la Romania si spacca. Nazionalisti e liberali (tra cui la stessa Lasconi) definiscono la scelta della Corte un vero e proprio ‘golpe’, una decisione scellerata e antidemocratica. Dall’altra parte i socialdemocratici del premier Ciolacu parlano di «unica decisione possibile». Resta ora da capire come il popolo romeno interpreterà la scelta dei giudici. E come questo si ripercuoterà sulle prossime, nuove, elezioni.

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