Attacchi Houthi nel Mar Rosso, esiste l’alternativa via terra
| Esteri
Dopo gli attacchi Houthi nel Mar Rosso, esiste l’alternativa via terra. Un’iniziativa, in effetti da tempo allo studio, che mira proprio a evitare la classica via marittima

Attacchi Houthi nel Mar Rosso, esiste l’alternativa via terra
Dopo gli attacchi Houthi nel Mar Rosso, esiste l’alternativa via terra. Un’iniziativa, in effetti da tempo allo studio, che mira proprio a evitare la classica via marittima
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Attacchi Houthi nel Mar Rosso, esiste l’alternativa via terra
Dopo gli attacchi Houthi nel Mar Rosso, esiste l’alternativa via terra. Un’iniziativa, in effetti da tempo allo studio, che mira proprio a evitare la classica via marittima
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Il conflitto israelo-palestinese ha fatto emergere i ribelli filoiraniani sciiti Houthi come nuovi guardiani del Golfo, un fenomeno che ricorda la seconda crisi energetica degli anni Settanta con l’ayatollah Khomeini a svolgere un ruolo analogo alla testa dei pasdaran. Le rotte che la tribù yemenita ha messo a ferro e fuoco collegano Europa e Asia segnando il costrutto geopolitico, dunque economico e culturale, di quello scacchiere. E così Tel Aviv s’inventa un corridoio mercantile indo-mediterraneo via terra per consentire il trasferimento delle merci dal Golfo Persico a Israele, scavalcando in questo modo il Mar Rosso. Il percorso su gomma si snoda lungo la rotta Emirati-Israele, risparmiando dieci giorni di viaggio. Le merci possono poi proseguire via nave arrivando fino all’Alto Adriatico e, da qui, fino al centro dell’Europa.
Un’iniziativa, in effetti da tempo allo studio, che mira proprio a evitare la classica via marittima (i cui traffici hanno registrato in queste settimane un crollo a due cifre) del Mar Rosso, di Aden, dello stretto di Bab el-Mandeb e di Suez. Realizzando di fatto un nuovo e ambizioso corridor operativo con ambizioni strategiche per le interconnessioni indo-mediterranee. Queste ultime sono andate momentaneamente in tilt con l’assalto terroristico di Hamas del 7 ottobre e con la conseguente messa in pausa della normalizzazione dei rapporti fra Riad e Gerusalemme. Il Mar Rosso resta comunque una via d’acqua sempre a rischio per un motivo o per l’altro, pirati compresi (e non a caso presidiata da navi militari).
In particolare è stato anche siglato (ovviamente con i buoni uffici dei rispettivi governi) un accordo. La società Trucknet, con sede a Eilat (stazione balneare israeliana su cui nelle scorse settimane sono anche piombati alcuni missili degli Houthi) e specializzata nel mercato digitale, mette in collegamento importatori e società di trasporto con un paio di aziende degli Emirati: Puretrans Fzco e Dp World. L’obiettivo è appunto quello di facilitare il trasporto su Tir – con tratte regolari – lungo una rotta andata-ritorno che, partendo dagli scali emiratini, attraversi l’Arabia Saudita e la Giordania per giungere ad Haifa in Israele. Da qui le merci possono proseguire verso l’Egitto perché Trucknet ha firmato un altro memorandum d’intesa con Wwcs, una società di servizi logistici ad Alessandria.
Ma l’aspetto più interessante per l’Italia è la possibilità che quelle merci arrivino in Europa via mare, magari anche con i sistemi intermodali. A quel punto l’area d’elezione diventerebbe il nostro Adriatico, in primis Trieste. Il principale porto italiano per traffico ferroviario risulta infatti il più adatto per far proseguire i container negli altri mercati Ue, facendo concorrenza agli scali nordici. Lo scopo di questa mossa non è quello di sostituire l’utilizzo del Canale di Suez, ma di creare una rotta espressa complementare.
di Franco Vergnano
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