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Attentato Torri Gemelle, tre imputati patteggiano l’ergastolo ed evitano la pena di morte

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Tre imputati dell’attentato alle Torri Gemelle hanno deciso di patteggiare evitando così la pena di morte. Rabbia e dolore tra i familiari delle vittime

Attentato Torri Gemelle, tre imputati patteggiano l’ergastolo ed evitano la pena di morte

Tre imputati dell’attentato alle Torri Gemelle hanno deciso di patteggiare evitando così la pena di morte. Rabbia e dolore tra i familiari delle vittime

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Attentato Torri Gemelle, tre imputati patteggiano l’ergastolo ed evitano la pena di morte

Tre imputati dell’attentato alle Torri Gemelle hanno deciso di patteggiare evitando così la pena di morte. Rabbia e dolore tra i familiari delle vittime

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Tre dei cinque imputati del più grande caso di terrorismo nella storia degli Stati Uniti hanno deciso di patteggiare e di dichiararsi colpevoli di cospirazione e di omicidio di quasi 3mila persone. Così facendo, saranno condannati al carcere a vita invece di affrontare un processo che avrebbe previsto la pena di morte a Guantanamo.

Si chiama Khalid Shaikh Mohammed l’ingegnere, traferitosi negli Stati Uniti, considerato la mente del tragico attacco terroristico alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, dove morirono 2.976 persone. Fu sua l’idea – che presentò ad Osama bin Laden nel 1996 – di dirottare gli aerei e farli schiantare contro gli edifici. Insieme a lui, altri due complici: Walid bin Attach, il reclutatore dei piloti della morte e Mustafa al-Hawsawi, colui che pianificò l’operazione. Per loro oggi si chiude lo storico processo con una sentenza che sta suscitando mal contento negli Stati Uniti, ma soprattutto, che prova quanto l’America non sia ancora pronta ad abbandonare la pena di morte. I tre imputati dichiarandosi colpevoli sconteranno l’ergastolo ma non la pena di morte a Guantanamo. La decisione che è stata approvata da un alto funzionario del Pentagono e che ha suscitato rabbia e dolore, soprattutto tra i familiari delle vittime.

“Hanno commesso il peggior crimine della storia e dovrebbero ricevere la pena maggiore”, ha dichiarato l’ex agente della polizia di New York, Jim Smith, che ha perso sua moglie negli attacchi. Dello stesso parere anche un’altra parente di una delle vittime, Kathy Vigiano, che perse il marito in quel maledetto giorno: “Sono arrabbiata e delusa dal fatto che i nemici che hanno ucciso migliaia di americani siano ora in grado di aggirare il sistema giudiziario a loro beneficio”.

Su quell’attentato che ha cambiato per sempre il mondo sono stati usati fiumi d’inchiostro, soprattutto dalle tesi complottiste, secondo le quali, il modo in cui crollarono le Torri fu la “prova” che non si trattasse di terrorismo bensì di un attacco progettato dagli Stati Uniti. Chissà se gli stessi complottisti alla luce di quanto appreso oggi avranno ancora qualcosa da dire.


Di Claudia Burgio

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