Azione di facciata su una Fordow quasi vuota: l’altra versione sui raid di Trump in Iran
E se i raid di questa notte sull’Iran, quelli che secondo Trump avrebbero «cancellato dalla faccia della terra» i siti nucleari di Fordow, Natanz e Esfahan, fossero stati in realtà una gigantesca messa in scena?

Azione di facciata su una Fordow quasi vuota: l’altra versione sui raid di Trump in Iran
E se i raid di questa notte sull’Iran, quelli che secondo Trump avrebbero «cancellato dalla faccia della terra» i siti nucleari di Fordow, Natanz e Esfahan, fossero stati in realtà una gigantesca messa in scena?
Azione di facciata su una Fordow quasi vuota: l’altra versione sui raid di Trump in Iran
E se i raid di questa notte sull’Iran, quelli che secondo Trump avrebbero «cancellato dalla faccia della terra» i siti nucleari di Fordow, Natanz e Esfahan, fossero stati in realtà una gigantesca messa in scena?
E se i raid di questa notte sull’Iran, quelli che secondo Trump avrebbero «cancellato dalla faccia della terra» i siti nucleari di Fordow, Natanz e Esfahan, fossero stati in realtà una gigantesca messa in scena? Un’ipotesi barbina, eppure con il passare delle ore sempre più concreta. Specie dopo la diffusione di immagini satellitari di due giorni fa, in cui colonne di camion lasciano in fretta i bunker nucleari di Fordow. Bunker di cui ora, questo sì, resta ben poco. I satelliti mostrano una montagna morfologicamente cambiata, mentre gli accessi alle gallerie sono ormai spariti sotto centinaia di tonnellate di roccia.
Andiamo con ordine. Già un paio d’ore dopo i raid dei bombardieri B-2 Spirit sulle colline desertiche della Persia, alcuni siti locali riportavano che l’impianto di arricchimento dell’uranio di Fordow fosse stato evacuato già da tempo. Questa struttura, la più importante per la produzione di esplosivo nucleare per il regime degli ayatollah, era rimasta immune alle bombe israeliane. Grazie alla protezione di circa 100 metri di roccia viva, solo i micidiali ordigni “bunker buster” GBU-57 MOP potevano avere speranze di penetrare nel complesso. E solo gli Usa ne dispongono.
Gli iraniani lo sapevano molto bene. E per questo, come tutto il mondo, avranno osservato con attenzione i trasferimenti dei B-2 (gli unici aerei da combattimento in grado di lanciare le GBU-57) dagli Usa alle basi nell’Oceano Indiano. Quando poi, nella giornata del 21 giugno, una formazione ha lasciato Witheman (Missouri) rifornendosi in volo subito dopo il decollo – dimostrando di essere a pieno carico – è risultato chiaro a tutti che l’attacco fosse questione di ore. Poco dopo, stando a fonti del governo di Teheran, Washington avrebbe informato gli ayatollah dell’attacco imminente.
Nessuna sorpresa, dunque. E tutto il tempo di una trasvolata del Pacifico per spostare i materiali sensibili in località sicure. Infatti, come dimostrano le immagini satellitari, l’esodo da Fordow è iniziato immediatamente, già nel primo pomeriggio del 21 giugno. Prima regola della guerra: mai suggerire al nemico dove attaccherai. Se lo fai, stai pur certo che lo troverai preparato a riceverti. Lo sa bene Putin, che nel 2023 ha vanificato la controffensiva estiva ucraina anche e soprattutto perché per mesi Zelensky l’aveva preannunciata.
È dunque lecito pensare che almeno una parte dell’uranio arricchito e dei macchinari necessari siano stati messi al sicuro, sfuggendo ai raid americani. Le immagini satellitari sembrerebbero confermarlo. Del resto, lo stesso Trump parrebbe averlo desiderato: non comunichi al tuo avversario che stai per colpirlo, se non vuoi che lui si tuteli.
Ma allora a che pro svolgere un raid del genere? Propaganda? Internamente non ha senso, vista la disaffezione del movimento “Maga” per l’intervento in questioni estere, soprattutto se belliche. E all’estero è facile essere additati come guerrafondai (come già fatto dalla Russia, apertamente, e in maniera velata da molti leader europei). Il tutto sapendo fin troppo bene che l’Iran, piuttosto che piegarsi, preferisce spezzarsi. E difatti iniziano ad arrivare notizie di imbarcazioni dirette verso lo stretto di Hormuz dai porti persiani. Ufficialmente sono pescherecci, ma Teheran è nota per schermare le attrezzature militari spacciandole per civili. Se scattasse il blocco e l’accesso al Golfo Persico fosse minato assisteremmo a un disastro economico enorme. A livello mondiale.
Viene dunque da chiedersi, se l’ipotesi dell’operazione di propaganda fosse confermata, con quale logica Trump abbia scelto di colpire Fordow. A prima vista, sembrerebbe nessuna. Come spesso avviene quando si parla delle sue decisioni. Solo che in questo caso la portata del danno sarà molto, molto maggiore: trascinare gli Usa in una guerra è una follia, se il motivo è dimostrare agli altri di “avercelo più grosso”. E non parliamo di missili o bombardieri.
Di Umberto Cascone
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche

Operazione “Martello di Mezzanotte”, il piano di Trump per colpire gli ayatollah

Il momento decisivo di Trump

Le bombe e la (probabile) ritorsione dell’Iran: così Trump entra in guerra al fianco di Israele
