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Baerbock scopre le carte della nuova politica estera tedesca

L’idea di Baerbock, ministro degli Esteri, è quella di dar vita ad una coalizione ambientalista di volenterosi che dovrà tracciare con il suo esempio la strada su cui altri si incammineranno. Parola d’ordine: unire le forze.
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Baerbock scopre le carte della nuova politica estera tedesca

L’idea di Baerbock, ministro degli Esteri, è quella di dar vita ad una coalizione ambientalista di volenterosi che dovrà tracciare con il suo esempio la strada su cui altri si incammineranno. Parola d’ordine: unire le forze.
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Baerbock scopre le carte della nuova politica estera tedesca

L’idea di Baerbock, ministro degli Esteri, è quella di dar vita ad una coalizione ambientalista di volenterosi che dovrà tracciare con il suo esempio la strada su cui altri si incammineranno. Parola d’ordine: unire le forze.
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L’idea di Baerbock, ministro degli Esteri, è quella di dar vita ad una coalizione ambientalista di volenterosi che dovrà tracciare con il suo esempio la strada su cui altri si incammineranno. Parola d’ordine: unire le forze.
Berlino – Nel delicato equilibrio che il nuovo governo tedesco cerca di trovare in politica estera, tra l’approccio realista del cancelliere Olaf Scholz e quello idealista del ministro degli Esteri Annalena Baerbock, ai Verdi si apre la possibilità di focalizzarsi su una politica estera climatica. Concetto nuovo che il titolare degli Esteri può imporre alla diplomazia tedesca senza dover continuamente mediare con Scholz, come invece è inevitabile sugli scenari più caldi come Russia e Cina. Questa è d’altronde la cifra innovativa che i Verdi vogliono imporre alla politica estera tedesca, frutto di anni di studio ed elaborazione all’interno della Heinrich Boll Stiftung, la fondazione del partito, dove le teste d’uovo hanno messo a punto le strategie ecologiste per il governo tripartito. «Vedo la politica estera come una sorta di politica interna globale, le cui crisi producono effetti oltre i confini nazionali e possono essere gestite solo attraverso una cooperazione globale, e la più grande delle crisi globali è quella climatica» aveva detto Baerbock all’indomani della sua nomina. Sebbene il ministro abbia mosso i primi passi su scenari obbligati – Cina, Russia, G7, Europa, Polonia – la Germania del dopo Merkel cercherà di imporre un’accelerazione nelle politiche a difesa del clima. L’idea è di non inseguire l’utopia di accordi unanimi sulle misure da adottare, ma di dar vita a una coalizione di volenterosi che dovrà tracciare con il suo esempio la strada su cui altri si incammineranno. Multilateralismo e collaborazione sono le linee guida tradizionali della diplomazia tedesca che Baerbock vorrebbe applicare alle strategie ambientaliste. La parola d’ordine è “unire finalmente le forze”. «Per raggiungere l’obiettivo di contenere entro un grado e mezzo l’aumento della temperatura c’è bisogno non solo di un salto tecnologico, ma anche di trasferimenti di tecnologia» ha detto il ministro. «Le grandi conferenze sul clima sono necessarie per creare il quadro generale, ma abbiamo bisogno di Paesi che mostrino come un’economia a neutralità climatica assicuri il benessere e che tendano la mano ad altri Paesi». Per i Verdi è un obbligo degli Stati industrializzati, perché è loro la responsabilità di aver trascinato negli ultimi 100 anni il mondo nella crisi climatica. Fra pochi giorni la Germania assumerà la presidenza del G7. A Liverpool Baerbock ha accennato all’intenzione di trasformarla in una rampa di lancio per una partnership sul clima, un ‘club del clima’ aperto a tutti gli Stati. La Germania, che venti anni fa ha esportato la svolta energetica nel mondo con le leggi sulle fonti di energia rinnovabile – un regime tariffario di incentivazione per incoraggiare la generazione di elettricità rinnovabile – vuole ora essere pioniere dell’economia a neutralità climatica. L’idea del club è semplice: più che farsi paralizzare dai Paesi che rallentano, si coopererà con gli Stati pionieri che stanno convertendo i propri apparati industriali alla neutralità climatica. I Verdi sono convinti che creare standard e strategie comuni eviterà anche possibili svantaggi competitivi per le singole economie industriali. E le ambasciate, che fino a ora erano state trasformate in motori di promozione di accordi commerciali, dovranno cambiare ragione sociale: «Le nostre 220 missioni tedesche all’estero devono diventare messaggeri climatici e contribuire ad accelerare il processo di trasferimento tecnologico», è il proposito di Baerbock.   di Pierluigi Mennitti

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